L’avvocato dei santi e la sua “Amandoti”

L’avvocato dei Santi, moniker peculiare di Mattia, artista romano che ci ripropone col suo nuovo singolo la sua versione distorta di “Amandoti” dei CCCP. Fuori dal 29 marzo, noi ce ne siamo innamorati al primo ascolto. Lo abbiamo ospitato qui suoi nostri schermi di Distorsioni Sonore.

Ciao Mattia benvenuto su distorsioni sonore! Parliamo immediatamente del tuo nuovo singolo che in realtà è una nuova versione di “amandoti” dei CCCP: come nasce l’idea di questa rilettura?

Ciao e grazie, prima di tutto!
Questo è un brano che mi è un po’ corso dietro, mi ha quasi cacciato. Mi è capitato di sentirlo per la prima volta a casa di amici a Palermo, ad un party di Capodanno, e ne rimasi subito molto affascinato. Un brano completamente alieno, secondo me. Poi lo persi di vista per un po’, ma continuava a tornare e tornare. Avevo pensato sin da subito che nel mio mondo, con le mie sonorità, sarebbe potuto uscire qualcosa di molto interessante, e alla fine quando mi ci son messo davvero il tutto ha preso una piega davvero inaspettata.

Uno dei dubbi che ci poniamo spesso è quello di non sentirci troppo all’altezza di rimaneggiare dei testi o delle canzoni scritte dai grandi artisti: è qualcosa che riguarda anche te?

Sinceramente non sento questa pressione, anzi. Se decido di lavorare ai brani di qualcuno, cosa che capita davvero di rado in realtà, nonostante ora tra le mie pubblicazioni ci siano ben due cover, è perché sento quella canzone totalmente mia. Non sento distanza tra me e l’autore originale e devo ammettere che anzi, per me è quasi più semplice che lavorare alle mie cose, che mi prendono emotivamente sempre in mille modi diversi.

Una delle caratteristiche della tua versione del brano è il fatto di non rispettare il timing dei soliti 3 minuti che sta affliggendo la maggior parte delle produzioni cantautorali attuali. Credi che prima o poi tutto questo vada a svanire?

Sono contento di questa domanda. Penso che la mancanza di libertà in certa musica odierna sia un’enorme piaga. Personalmente faccio la musica che mi piace, senza curarmi molto di ciò che secondo alcuni dovrebbe o non dovrebbe essere. Mi spiace ci sia chi si sente costretto da questa sorta di regole, perché si perde la parte migliore del fare musica: l’essere libero. Non credo sia una cosa che svanirà a breve, e se si segue sempre ciò che qualcun’altro vuole, non se ne uscirà più. Uno bravo una volta ha detto che l’artista deve sempre camminare davanti al suo pubblico, mai dietro, e in questo io ci aggiungo anche che dovrebbe fregarsene delle regole di quelli “dei piani alti”

Ma passiamo anche al tuo nome, molto particolare, ovvero l’avvocato dei santi, ti va di spiegarci meglio il motivo di questa scelta?

Da ragazzino lavoravo in un ristorante attaccato al Vaticano, qui a Roma dove sono nato e dove vivo, e c’era sempre un gran via vai di figure ecclesiastiche, tra le quali spiccava sempre questo personaggio che era in realtà un vero avvocato, colui che si occupa legalmente delle pratiche di canonizzazione e cose così. Quello che viene comunemente chiamato l’avvocato del diavolo, ma che un collega lì mi presentò come “L’Avvocato dei Santi”. Rimasi impressionato da questo nome e decisi che se mai avessi fatto musica in italiano mi sarei chiamato così. Eccomi qui.

Molto interessante è anche la scelta della copertina: ti va di spiegarci come mai hai scelto proprio questa immagine in relazione al brano?

La copertina è un particolare di “Saturno che divora i suoi figli” dipinto di Francisco Goya.
La leggenda vuole che a Saturno fosse stato profetizzato che uno dei suoi figli un giorno lo avrebbe privato del potere e avrebbe poi preso il suo posto, così iniziò a divorarli.
Quello che piace associare a me a questa storia, invece, è la paura che spesso abbiamo di ciò che arriva direttamente da noi: la paura dei propri sentimenti, la paura di esporsi. Le persone a volte si autosabotano uccidendo ciò che sarebbe giusto in realtà esprimere, semplicemente. Preferiscono appunto mangiare il proprio amore e reprimerlo piuttosto che rischiare di perdere il controllo o di rimanere ferite, un discorso che lego alla mia interpretazione del testo di questa canzone.

Ultima domanda, forse scontata ma che noi ti facciamo ugualmente, e cioè di lasciarci con uno dei tuoi album preferiti dei CCCP!

La verità è che non ho un album preferito dei CCCP per il semplice fatto che è una band che non ho mai apprezzato particolarmente, anzi, sono quanto di più lontano dai miei ascolti possa esserci. Lo so, sembra strano, ma è così. Una cosa che però so, è che la bellezza della musica travalica ogni cosa per quanto mi riguarda, e proprio per questo anche una sola opera di un artista può scuotermi, mentre il resto della sua produzione lasciarmi completamente indifferente. Come dico sempre con un mio caro amico: bisogna essere fan delle opere, non degli artisti.

a cura di
Redazione

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