“Barbie percezioni” è il terzo singolo di Saphe

“Barbie percezioni” è il nuovo singolo di Saphe uscito venerdì 3 marzo facendosi spazio all’interno dello scenario punk italiano

Dopo il successo dei brani “faccioschifoadamare” e “1410”, con più di 32 mila e 19 mila ascolti su Spotify, Saphe torna con un nuovo singolo per l’etichetta Needa e distribuito da Altafonte.

Nel brano, Saphe utilizza la figura apparentemente perfetta di una Barbie, per far luce sulle diverse e contraddittorie immagini di noi stessi.
Contrappone così, una bambola costretta nei confini della propria immagine e l’artista che si avventura in un universo esteso di percezioni. L’obiettivo è accettare di non poter vivere in una realtà fatta da un unico riflesso nello specchio, bensì costruita su molteplici modi di percepirsi.

Noi di Distorsioni Sonore abbiamo cercato di sviscerare l’anima del brano e dell’artista, mettendo a nudo tutte le controversie di questo specchio riflettente.

Ciao Alessia, benvenuta su Distorsioni Sonore. Siamo davvero contenti di averti qui. Come nasce il progetto Saphe?

Come dico sempre, il luogo di nascita di Saphe è nella terra di mezzo tra l’essere profondamente se stessa e il non sentirsi mai completamente a suo agio. Ho sempre faticato a trovare i confini della mia identità perché volevo essere tante cose in troppo poco spazio, in troppo poco tempo. Spesso il mio desiderio di essere, viaggiava molto più velocemente di ciò che ero in concreto, quindi c’è sempre stato uno spazio vuoto tra ciò che avevo in testa e ciò che portavo nella mia realtà. Saphe è nata quando ho iniziato a rincorrere molto più velocemente il mio desiderio di essere, così che non mi scappi dalle mani. Sto ancora facendo amicizia con me, ma sembro abbastanza simpatica.

Sappiamo che la poesia ha avuto un ruolo fondamentale per la scrittura dei tuoi testi. Quando e come hai deciso di trasformarla in musica?

Saphe è un riadattamento del nome della poetessa greca Saffo. Io sono sempre stata molto legata alla poesia, al linguaggio allegorico, alle metafore, alle parole. Scrivevo in momenti di forte permeazione artistica, le parole hanno sempre avuto un ruolo fondamentale e forse sono il mezzo principale per veicolare la mia arte. Semplicemente a un certo punto ho voluto dar loro vita. Con la musica.

Parliamo invece del tuo nuovo brano “Barbie percezioni”. Nel testo emerge la difficoltà nel trovare un proprio spazio nel mondo. Se chiudi gli occhi, c’è un posto, o più di uno, a cui vorresti appartenere?

Se chiudo gli occhi l’unico posto in cui mi sento di appartenere è una stanza con le luci soffuse, di quelle maniacalmente ordinate, senza stimoli uditivi e senza nessun altro. La stanza non esiste, sta solo dentro di me, per questo chiudere gli occhi per arrivarci è fondamentale.

Quali sono le percezioni che Barbie si trova costretta a confrontarsi?

Il “giochino” con Barbie Percezioni nasce dal fatto che c’è una barbie per tutto. Barbie Ginnasta, Barbie Insegnante, Barbie Veterinaria, Barbie di colore, Barbie asiatica, in maniera inclusiva ognuno ha quella in cui si rappresenta. Io ho Barbie Percezioni, una creatura perfettamente conforme e condiscendente agli standard societari che però suscita negli altri tanti dubbi su come si percepiscono, e crea un multiverso in cui ognuno di noi ha tante versioni diverse di se stesso. Convinti di poterne rincorrere una, ci perdiamo le altre che ci spaventano perché siamo abituati alla versione del nostro multiverso. La soluzione sarebbe trovare una flessibilità tale che la nostra identità possa mutarsi senza spaventare nessuno. E’ un concetto un po’ astratto, ma nella mia testa ci vive forte e concreto.

Quali sono altri disagi che riscontri nel rapporto con te stessa e che si riflettono in quello con gli altri?

I miei disagi con me stessa sono tanti e riguardano diversi ambiti, come la percezione che ho di me e della mia identità, la mia sessualità, la valenza che ha il presente, l’incertezza del futuro. Vorrei avere una scatola, poterli mettere tutti dentro e shakerare per sceglierne uno al giorno invece di sentirli tutti sempre abbastanza vicini. I miei amici sono pochi, ma mi conoscono visceralmente, e abbiamo trovato i nostri equilibri per arginare i risvolti sociali di questi “fastidi esistenziali”.

Quale consiglio daresti a chi ti ascolta?

Non importa chi vi sta dicendo ciò che dovete fare, se in qualsiasi modo è diverso da quello che volete, fuck it. Far contenti gli altri invece di noi stessi è la maniera perfetta per creare uno spaventosissimo demone che ci infesterà il futuro. Andate benissimo così come siete.

a cura di
Rebecca Puliti

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