I BAZAAR sono una giovane band del panorama rock underground italiano. Conosciamo meglio il ruggito del loro sound

La scena bolognese è stata da sempre fucina di artisti incredibili per la musica italiana. Ora promotrice del cantautorato più puro e melodico ora sfondo importante per lo scenario indie del nostro paese. Questa volta, però, Bologna si è davvero superata sfornando una tra le band più innovative del momento: i BAZAAR. Il complesso emiliano si rifà a sonorità post punk e non casualmente si definiscono come una band “post punk or whatever post quarantine“. Infatti, la loro musica sembra gridare forti sentimenti di riscatto dopo la noia demotivamente della quarantena.

Per i BAZAAR la chiusura si è, invece, dimostrata salvifica e ha messo in evidenza l’esigenza di urlare puro amore per il rock. Il gruppo sembra rientrare in una scia di revival del post- punk degli anni dieci grazie ad un furioso ritorno delle chitarre che contraddistingue il loro stile. E non solo, i BAZAAR propongono pezzi adrenalici e chiassosi, in linea con un’inevitabile necessità di espressione a seguito di un periodo pandemico di repressione artistica.

I BAZAAR nel settembre 2021 hanno rilasciato un primo EP dal titolo “Orange”. Il disco è composto da sei canzoni ed esprime tutto il loro desiderio di “fare casino” attraverso la formula più universale che esista: la musica.

“Orange Ep”

In una combinazione vincente tra punk – rock americano e vocalità che ricordano sonorità british, i BAZAAR si presentano nell’universo musicale con pezzi rabbiosi e coinvolgenti. I brani del primo EP affini alla corrente punk, scorrono aggressivi, senza mezzi termini. Questa voglia di comunicare vede nelle chitarre e nel battito feroce della batteria l’unica strada artistica per essere compresi.

Poco importa se questa modalità di espressione risulta poco commerciale: l’urgenza di raccontare la rabbia è più impellente di un riscontro economico. D’altronde, è sempre stato questo l’obbiettivo del post-punk: infiammare la scena con soluzioni avanguardistiche. Il brano “Benift” fa da apripista per i pezzi successivi stabilendo il tono grintoso dell’intero EP. Il rumore degli strumenti si assesta con “Orange”, quando la canzone lascia spazio ad un canto trascinato e sofferente. Tuttavia, ben presto e nel corso del brano, l’esplosione strumentale ritorna, a dimostrazione di una singolarità nella scelta delle linee melodiche.

Questo cambiamento di ritmicità si riscontra anche nel pezzo “Design” che, però, dichiara esplicito il suo energico sound. L’urlo grintoso della canzone perdura anche in “Whatever”, caratterizzato anche questo da una strabiliante potenza nelle modalità sonore di espressione. “Big Belly Monster” chiude l’EP coerentemente con i brani precedenti facendo del suono prepotente della chitarra il punto di forza della loro musica.

Alza il volume, arrivano le chitarre

I BAZAAR, seppur proponendo degli arrangiamenti “semplici” che riprendono, per certi versi, ritmicità già sentite, risultano una meraviglioso varco rock in un tunnel di musica pop. La band emiliana rifiuta ogni categorizzazione commerciale per proporre pezzi dissonanti e aspri. Ricordano le sonorità contraddittorie dei Sex Pistols ed insieme la fruibilità canora dei Talking heads. In questo senso, benché non interamente originale, la band simboleggia, tramite la sua musica, gli effetti discordanti della musica post pandemica.

Grazie ai loro pezzi, si fanno sostenitori del movimento post- punk e di un profondo bisogno di risvegliare le masse tramite il ruvido sound delle loro chitarre. Bologna, allora, si dimostra come la culla per eccellenza di queste sperimentazioni. Città cardine per la scena punk italiana soprattutto grazie al contesto politico e storico di contestazione che questa ha da sempre rappresentato, Bologna accoglie, ancora una volta, le spinte innovative dell’underground musicale italiano.

Divincolati da strette logiche di mercato, I BAZAAR sembrano essere gli artisti da tenere d’occhio per chi è stanco del riproducibile pop. I BAZAAR sono la soluzione musicale per coloro che desiderano ardentemente viaggiare su frequenze fuori dagli schemi e per chi, in un mondo esausto dalle sofferenze, grida rabbioso il suo desiderio di rivincita.

a cura di
Noemi Didonna

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