Decadentismo post rock nel nuovo album dei SoundSick

Il power trio SoundSick torna sulla scena alternative con “Epigram”, un disco oscuro contro i drammi della nostra epoca

Il power trio torna sulla scena alternative con “Epigram”, un disco oscuro contro i drammi della nostra epoca

Ci sono voluti dieci anni di attesa, ma alla fine ben ripagati. I SoundSick, trittico della nuova scena rock alternativa italiana, sono tornati con un nuovo progetto dal titolo “Epigram” (Accannone Records, 2023). Sonorità stoner rock si mescolano a soluzioni psichedeliche e sperimentali, restituendo 9 tracce lavorate in maniera attenta e scrupolosa. Forse troppo, almeno da un primo ascolto, suscitando un impercettibile senso di nostalgia rispetto al più grezzo “Astonishment” (2012). Ma solo se siete puristi del genere noise.

Una ulteriore nota di merito va ai fratelli Ilario e Alexander Onibokun e Valentino Teodori per l’efficacia dei testi. Frasi ridondanti a cavallo di potenti riff di chitarra o di pause più melodiche, dei mantra che fissano l’obbiettivo su questa o quella tematica. Una comunione perfetta di semplice e complesso, senza mai perdere di vista l’essenza della forma e della melodia.

“Epigram”, guida all’ascolto

Il rituale d’ascolto dei SoundSick inizia con la criptica overture 103=72=68, che passa in pochi secondi da una intro eterea elettronica a sviluppi decisamente più post rock. La chitarra e la voce di Ilario si accendono del tutto con Black Cera, che sulle prime sembra strizzare l’orecchio a soluzioni di Nirvana memoria. Il bridge e la coda concedono spazio e divertimento anche alla sezione ritmica di Alexander (batteria) e Valentino (basso).

D.U.S.K interrompe la cavalcata del power trio di Fabriano, con una suite quasi orchestrale dal sapore evanescente. Forse il brano più introspettivo dell’album, esemplare nella chiosa affidata al memorandum You’re lonely, don’t waste your time, so you’re gonna breathe. Energia e grinta riprendono grazie a Lolah, una mescolanza di vocalità pop, tempi spezzati…e un bridge melodico che fa da perla grazie anche l’ausilo del solo di tromba di Fabio Bianchi.

I SoundSick alzano definitavamente il tiro con Y-Rain, un pezzo che viaggia a 100 all’ora con continui stacchi e pause improvvise. Quasi un punk prog degna dei Melvins più anfematimici, dove i ragazzi mostrano tutta la loro grande padronanza degli strumenti.

Qui serve riprendere fiato con la strumentale Hypnotic Dreamlike And Smoking Manhole, ipnotica e leggera, resa ancor più pregevole dal sassofono di Lorenzo Arteconi e di nuovo la tromba di Fabio Bianchi. Si torna poi sui binari distorti e trascinanti di Tenia, le cui soluzioni vocali soprattutto sembrano ricordare certe trovate alla Foo Fighters (Wasting Light, 2011).

Per rush finale Ilario, Aexander e Valentino si affidano a tutta la loro aggressività grunge/stoner con il brano Bonestorm, prima di passare alla traccia più lunga del disco: Tenet Opera. Quasi quattordici minuti di follia sonora, dislocata fra riff massicci, ritmiche tachicardiche e melodie primordiali. Il tutto corroborato da scelte vocali simil Pink Floyd, psichedeliche e ipnotiche come mantra.

I SoundSick tornano sulla scena alternative rock con il loro secondo album
In conclusione

“Epigram” è un disco maturo e carismatico, ben studiato e lavorato. I SoundSick si sono fatti recettori viventi di questa nostra epoca decadente, sublimando la loro ricerca in un risultato potente dal punto di vista sonoro ed emotivo. C’è tutta la frenesia da outsider di confrontarsi con la società odierna, dove alla musica viene affidato l’arduo compito di esorcizzare ogni disagio, rabbia o paura. Ora con un muro impenetrabile di suoni ruvidi e massicci, ora con sinfonie più morbide e consolatorie.

a cura di
Jacopo Ventura

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