Il periodo difficile non ha impedito la nascita di nuove realtà: è il caso dei Fog Prisoner, band formatasi nel 2019

Il logo dell band
(Fonte: Facebook)
Biografia

I Fog Prisoner nascono nel 2019 a Novara ed il loro nome, infatti, omaggia direttamente la loro casa. La città di Novara, così come molte altre che si trovano nella Pianura Padana, viene per lunghi periodi abbracciata dalla nebbia. Lo stesso elemento dà un senso di solitudine, di prigionia, ed al contempo cela alla vista qualcosa che è tutto da scoprire. Così è la città e così sono i Fog Prisoner.

Il progetto Fog Prisoner nasce da un’idea del chitarrista Alessandro Wasserman, che è appunto il fondatore. Dopo una lunga esperienza in cover-band Alessandro decide di creare qualcosa di suo e quindi, con un intento ben saldo in testa, inizia a cercare altri componenti per quello che diverrà poi il suo gruppo.

Dopo l’avvicendarsi di qualche membro, la squadra viene completata. Alessandro Wasserman ricopre l’ovvio ruolo del chitarrista. La voce è quella di Matteo Martinego, mentre al basso troviamo Mauro Ceriotti. A completare il quartetto c’è Thomas Vigilani, il batterista. Poco dopo la loro nascita la band si mette subito a lavorare sul primo prodotto, ma la pandemia frena lo slancio. Nel 2021, finalmente, il loro primo EP vede la luce.

Il fondatore Alessandro Wassermann
(Fonte: Facebook)
Produzione

La discografia dei Fog Prisoner al momento conta solo un EP, uscito nel 2021 ed intitolato “Start From Scratch”, che si compone di quattro inediti e di due brevi tracce bonus. “Lies”, la prima delle tracce inedite, ha avuto il ruolo di singolo promozionale dell’EP, essendo uscito qualche giorno prima degli altri. “Lies” è seguito da “Locked in a Cage”, “Stay with me” e “Dea”.

L’influenza di generi come l’alternative rock ed il punk e di gruppi come i Nirvana e i Foo Fighters sono chiaramente rinvenibili in ciascuno degli inediti prodotti. Un esempio è sicuramente “Lies“: un pezzo con un testo sorprendentemente sensibile, che offre sonorità potenti e travolgenti. Questo mentre si esprimono, appunto, tutte le sensazioni che si provano dopo essersi confrontati con l’amarezza di una bugia.

La particolarità invece di “Locked in a Cage” e di “Stay with me”, al di là delle influenze rock alternative e indie già nominate in precedenza, risiede nella grande attualità delle situazioni descritte nei testi. Con l’avvento della pandemia, dopotutto, il bisogno di evadere da una gabbia e la necessità di ritrovare se stessi sono sentimenti che hanno accomunato pressoché chiunque.

Anche il messaggio di “Stay with me”, il pezzo che possiede le sonorità più delicate fra tutti quelli presentati, assume una particolare rilevanza. La vicinanza, intesa in tutte le sue forme, è qualcosa che ci è stato tolto e alla quale aneliamo con forza. Chi ci sta vicino assume per noi le vesti di un angelo. Non bisogna per forza cercare lontano per trovare il conforto che necessitiamo e i Fog Prisoner ce lo rammentano.

I Fog Prisoner sono una realtà ancora tutta da scoprire. Un po’ avvolti dalla nebbia, come recita in parte il loro nome, ma capaci di ammantare gli ascoltatori nello stesso modo del loro elemento. Non resta altro da fare che aspettare di vedere cosa ancora nascondono ai nostri occhi (e orecchie).

a cura di
Annalisa Barbieri

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