“Henry St.” è una luce folk in fondo al tunnel

“Henry St.” è sesto album per The Tallest Man On Earth, concepito durante la pandemia

Il sesto album per The Tallest Man On Earth, concepito durante la pandemia. Dentro ci sono una nuova band e uno spazio riservato solo all’Italia

In un’epoca dove la musica folk riceve sempre meno attenzione in quanto genere profondamente legato agli anni ’60 – 70’, The Tallest Man On Earth, alias Kristian Matsson, rappresenta una piacevole eccezione. 

Nei suoi diciassette anni di carriera, il cantautore svedese classe ’83 è riuscito a dare nuovo lustro all’immagine dell’artista solo voce e chitarra. Restituendo col suo stile anche il piacere delle esibizioni dal vivo, cui è sempre stata legata l’essenza della sua arte.

Un album figlio dell’ultimo lockdown

Nell’ultimo lavoro discografico “Henry St.” (uscito ufficialmente il 14 aprile) Matsson sembra dichiarare tutta la voglia di riabbracciare il suo pubblico. Esigenza che sin dal primo ascolto si riscontra attraverso sonorità decisamente più ricche rispetto ai precedenti soliloqui registrati in studio.

Ecco spiegato qui il ricorso per la prima volta di una band. Ryan Gustafson (chitarra, lap steel, ukulele), TJ Maiani (percussioni), CJ Camerieri (fiati), Rob Moose (violini), Phil Cook (tastiere) e Adam Schatz (sax).

Altro dato. L’album è figlio del lockdown, periodo nel quale l’unico sfogo contro la pandemia per Matsson come per altri colleghi erano i livestream via social. Da questa condizione di isolamento forzato dal resto del mondo hanno preso forma liriche e musiche poi assemblate nello studio di Leksand. Città natìa del cantautore.

Il risultato è quindi una vera e propria luce in fondo al tunnel dopo i drammi della pandemia! Un viaggio emozionale di riflessioni e turbamenti ora cantati come ci si trovasse su un palco, ora nella più calda intimità della propria stanza.

“Henry St”.: un viaggio di 11 tracce fra le fragilità e le speranze umane

“Bless You”, la traccia di apertura dell’LP, presenta subito la nuova o rispolverata veste di The Tallest Man On Earth. Arpeggi, melodie elettriche, ritmica dolce consacrano un progressivo crescendo musicale, roteante intorno alla frase I am a wrecking ball on the lonesome side of time.

“Lookin for love” rappresenta una naturale prosecuzione in termini di inquietudine e fragilità. Qui l’impatto degli strumenti si riduce e viene concesso maggiore risalto alla voce grezza ma melodiosa di Matsson. Da bravo folk singer-songwriter alla Bob Dylan.

Una ritmica tesa la fa da padrona in “Every Little Heart”, brano che ha anticipato di circa due mesi l’uscita del disco. Per poi tornare sui toni più spensierati di “Slowly Rivers Turn”, con tanto di solo di sax. Il banjo di “Major League” invece rimanda a un country tipicamente americano.

Arriviamo così al giro di boa. La title track è di chiara matrice intimista, fatta di soli piano e voce che sembrano venir fuori da una vecchia radio.

“Italy”, il cantautore svedese rende omaggio al nostro belpaese

La seconda parte di “Henry St.” riaccende l’ascolto con la saltellante “In Your Garden Still”, mood che si attenua leggermente con la melanconica “Goodbye”.

C’è poi spazio anche per il nostro belpaese. “Italy” richiama lo stile che ha reso più famoso Matsson da noi grazie a canzoni come “I’m A Stranger Now” (2019). Le peculiarità: motivi a sei corde di facile memoria e voce melodica di pregiata spensieratezza.

Il finale viene siglato dalle onde sonore minimali e quasi epiche a metà esecuzione di “New Religion”, che chiama nuovamente a raccolta tutta la band. Infine giungiamo al traguardo delle 11 tracce con una “Foothills” che evoca tutta la maestà della campagna di Leksand. La stessa nella quale l’artista svedese si è sempre rifugiato, facendola diventare nel tempo un po’ complice e un po’ musa ispiratrice.

In sostanza, “Henry St”. è una grande perla folk di questo 2023! E attesta un ritorno in grande stile di The Tallest Man On Earth. Un ritorno pieno di energia, seppure a tratti segnato da ascolti più cupi e di carattere introspettivo. Il lavoro è ben confezionato, ricco di soluzioni sonore che rispettano la profondità dei testi senza mai prevaricare le une sugli altri.

Matsson è l’amico con la chitarra con il quale vorresti passare il tempo libero a cantare di tutte le cose che scandiscono la vita. I pensieri, i sogni e le speranze. Magari, cadendo piacevolmente nell’abbraccio della natura più incontaminata.

a cura di
Jacopo Ventura

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