verdena

L’istinto è il fulcro dell’ultimo lavoro dei Verdena, pubblicato a distanza di sei anni dal loro ultimo disco “Endkadenz, Vol.2” che guida il film dei registi Damiano e Fabio D’Innocenzo “America Latina”.

I Verdena, quando si tratta del loro processo compositivo, si sa, non accettano compromessi o correzioni (ammesso che servano). Infatti, la scelta dei pezzi da inserire nel film deriva dalla cernita, fatta dai famosi fratelli cinefili, tra il materiale scartato dal doppio album “Wow” dopo la capricciosa e ormai rinomata selezione di Alberto Ferrari. È ben evidente come la rielaborazione del materiale indicato dai gemelli sia frutto di un confronto e non di una delega.

La composizione dell’album e la registrazione del film si sono sviluppate parallelamente andando ad enfatizzare i punti d’incontro tra le due opere. Si può sentire come non sia la “musica ispirata al film”, ma l’effetto di una corrispondenza democratica di influenze.

Il metodo del pollaio

Come spesso accade nella lavorazione dei dischi della band bergamasca, le tracce sono frutto della registrazione di jam session. I Verdena non impongono limiti o schemi alla loro creatività lasciandosi guidare esclusivamente dalla particolare e mistica connessione con i propri strumenti.

La cura e la morbosità autoimposta, la non curanza dei tempi imposti dal mercato musicale e l’esigenza di dare sfogo all’istinto si tramutano in 19 tracce difficilmente riconducibili ad altri artisti. “America Latina” si presenta come un disco etereo e sensoriale, capace di trascendere dalla sua natura artificiale. Riesce ad auto-isolarsi ed estraniare l’ascoltatore dalla realtà che lo circonda. Le colonne sonore non si discostano eccessivamente dagli standard stilistici del gruppo.

L’istinto musicale deve prevalere sulla qualità esecutiva. Nessun obbiettivo. Nessun processo. Solo buttarsi in acque sconosciute divertendosi molto, ogni cosa che abbiamo registrato è stato il momento, il sentore.

Alberto Ferrari
La semantica del suono

La voce per i Verdena è sempre stata un vero e proprio strumento, mai funzionale al significato del testo dei pezzi. Il campo semantico passa in secondo piano per lasciare spazio alla fonetica. Le parole hanno sempre accompagnato e supportato le sensazioni trasmesse dai suoni rimanendo un elemento marginale nella composizione.

L’assenza di esse in “America Latina”, non fa altro che rimarcare questa caratteristica. Le note trasmettono autonomamente significato. Il fatto che sia una raccolta di sonorizzazioni strumentali non appesantisce il disco rendendolo appetibile anche alle orecchie “dell’ascoltatore emotivo”.

Labilità emotiva

Il disco trasmette sensazioni forti e contrastanti tramite un viaggio emotivo che parte dalla calma e la gioia di “BRAZIL (Abisso)” e finisce con l’inquietudine e il turbamento trasmessi da “SCINTILLATORE (Kurt Cobain)” attraversando la carica e la determinazione di “SCINTILLATORE (Bambola a gas)”. Il passaggio da una sensazione all’altra è lento e graduale: alcuni brani sembrano preparare l’ascoltatore a ciò che sentirà nei pezzi successivi. Lo scenario presentato risulta eclettico, ogni canzone esprime un aspetto diverso del vivere.

Nonostante i contratti con le major e l’apparizione in televisione, i Verdena sembrano non appartenere al mondo reale. Il fatto di non scendere a patti con niente e nessuno unito alla passione fuori dal comune, li rende una band senza predecessori. “America Latina” è l’ennesima conferma della bravura del trio.

a cura di
Lucia Tamburello

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