Il primo album di Des Rocs ci conferma che non è un novellino qualsiasi

Quando tre anni fa esordì con il suo primo EP, “Let The Vultures In”, Des Rocs aveva le idee molto chiare su cosa volesse fare: riportare il rock ‘n’ roll alla gente. Dopo tre EP e due singoli, arriva il suo attesissimo primo album in studio “A Real Good Person In A Real Bad Place”, e ti fotte totalmente il cervello.

Si presenta con un’acconciatura da Teddy Boy, ma nel modo di vestire è già un Rocker. La sua più grande fonte d’ispirazione è Elvis Presley, ma ricorda molto i Muse. Daniel Rocco, in arte Des Rocs, era già da tenere d’occhio nel 2018 quando uscì allo scoperto con il suo primo EP “Let The Vultures In”. Con “Used To The Darkness” e “Let Me Live / Let Me Die”, i due singoli estratti, era chiaro che il giovane musicista newyorkese volesse esordire con prepotenza e far capire che di rock qualcosa ne sapeva.

“I’m here to drag rock and roll into the 21st century kicking and screaming if I have to. It’s what I was put on this Earth to do”

Des Rocs

L’ambizioso obiettivo di Des Rocs è quello di “riportare il rock ‘n’ roll” alla gente, mescolando il “vecchio blues” con il più moderno alt-rock. Vuole creare uno stile tutto suo, lasciando sempre qualcosa di nuovo, ma rifacendosi al caro old time rock ‘n’ roll. Pare difficile “modernizzare il blues”, ma quanto pare la sua audacia lo ha portato a farsi notare direttamente dai Rolling Stones, che gli hanno chiesto personalmente di aprire un loro concerto nel 2019. Oh beh, mica male per un novellino vero?

Des Rocs, un cammino costante

Oltre che per i suoi brani dirompenti, Des Rocs ha colpito il pubblico per le sue dinamiche esibizioni dal vivo (pare quindi che sappia stare sul palco, e anche molto bene!), dichiaratamente ispirate a Elvis Presley, Jimi Hendrix e Freddie Mercury.

Prima di partire con il suo progetto solista, Danny Rocco ha suonato nei Secret Weapons, un gruppo che ebbe vita breve, ma che può vantarsi di aver aperto il concerto dei Panic! At The Disco, dei Fall Out Boy e degli Weezer.

Des Rocs

All’inizio di questo articolo si parlava della somiglianza con i Muse. Non è un caso quindi che, a distanza di solamente un anno dal suo debutto, l’artista italo-americano sia stato scelto per andare in tour con la famosissima band inglese, oltre che con i The Struts.

Indotto nel modo di scrivere dalla poesia americana degli anni ’50/’60 e rivolto all’idea di creare una musica che duri nel tempo, Des Rocs presenta un progetto molto ambizioso che prosegue con l’uscita del suo primo album, “A Real Good Person In A Real Bad Place”.

L’album

Annunciato in primavera e uscito il 24 settembre per 300 Entertainment, il disco “A Real Good Person In A Real Bad Place” prende questo nome direttamente da una frase presente nel ritornello della prima traccia, “Tick”.

L’album appare come il risultato di una sperimentazione più azzardata rispetto ai precedenti brani di Des Rocs. Undici tracce, una più distruttiva dell’altra, che sembrano quasi avere l’intento di entrare aggressivamente nelle orecchie per raggiungere il cervello e farlo esplodere. Un po’ esagerata come metafora?

“Why Why Why” sembra tanto una canzone che avrebbero potuto partorire i Muse, un po’ come il ritornello di “The Devil Inside”.

“Hanging By A Thread” è il brano più radiofonico, ed era stato pubblicato come singolo insieme a “MMC” e “Imaginary Friends”. Quest’ultimo in particolare ricorda molto lo stile degli Weezer ed è forse il pezzo migliore di tutto l’album insieme a “Born To Lose”.

“Don’t Hurt Me” mixa perfettamente lo stile alt-rock con un ritornello che sa di rockabilly anni ’50, mentre “Ruby With The Sharpest Lies” e “Rabbit Hole” sono gli unici due brani che si differenziano per il genere da tutti gli altri.

Colpire nel segno

Des Rocs in questo album sembra proprio uno spericolato, ma d’altronde lo aveva detto, avrebbe gridato e scalciato per colpire nel segno.

Questa sperimentazione estrema può apparire esagerata ad un primo ascolto, – e anche ad un secondo direi, specialmente se si pensa ai suoi brani precedenti – ma dopo un po’ di “straniamento” ci si accorge che in realtà tutto funziona proprio perché è assurdo.

In un’intervista Des Rocs disse che la sua musica probabilmente non piacerà a nessuno per i prossimi dieci anni, ma che tra dieci anni alla gente piacerà. Chissà se aveva ragione. Chissà se è veramente la persona giusta nel posto sbagliato.

Sicuramente è un artista da tenere d’occhio e che potrebbe fare molta strada prima ancora di quanto si pensi.

Des Rocs

a cura di
Valentina Dragone

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