Eduardo Losada Cabruja è un musicista di origini venezuelane; nel 2006 si è trasferito a Genova per proseguire i suoi studi con un dottorato di ricerca in microbiologia molecolare. La musica è una costante della sua vita, sin da quando, da bambino, ha iniziato a far parte del coro della scuola.  

Anche durante i suoi studi a Genova entra a far parte del coro dell’Università; l’esperienza gli permette di conoscere altri scienziati-musicisti con cui formare una cover band acustica. 

Attualmente è professore di scienze in lingua spagnola in un liceo linguistico genovese. Ha pubblicato Cabruja, il suo primo album da solista, il 5 novembre 2021, dopo due anni di lavoro. 

Il 27 maggio 2022, invece, è uscito il nuovo video ufficiale di “Unravel”, reinterpretazione di uno dei brani più importanti dell’artista islandese Björk.  

Il video 

Nel video vediamo Cabruja dare forma a questo brano; canta sopra un palco che arricchisce di elementi, scoprendo gli strumenti nascosti da teli bianchi, e mettendoci in posizione la sua band: diversi manichini immobili. Mette in posizione anche un manichino come fosse uno spettatore tra le poltrone del teatro; rappresenta il suo compagno che, con l’avanzare del brano e con l’aumentare della sua potenza espressiva, arriverà a materializzarsi raggiungendo il suo amore, dal quale era fisicamente – e forse anche emotivamentelontano.   

“Unravel è una canzone per me importantissima. Tutti i miei affetti sono lontani, dalla famiglia, agli amici, al mio compagno. La distanza fisica è sempre stata una caratteristica di tante delle mie relazioni affettive. La distanza, però, può anche essere emotiva, che è la più difficile da sormontare. La canzone dà voce al cuore che patisce tutto questo e alla necessità, quando ci si rincontra, di ricostruire di nuovo l’amore”. 

Cabruja

Dopo aver visto il suo video, abbiamo deciso di intervistarlo per voi. 

Ciao Cabruja! Benvenuto su Distorsioni Sonore! “Unravel” è la tua reinterpretazione di un brano di Björk, che già avevi pubblicato nel tuo primo album “Cabruja” il 5 novembre 2021, ma ora hai deciso di dargli anche una rappresentazione visiva. Come mai hai scelto proprio questo brano, tra gli altri? Che importanza riveste per te? 

Ciao e grazie a voi! I motivi della scelta di questo brano come secondo singolo sono molteplici. Per me è uno dei brani meglio riusciti dell’album. È già bello di suo, come fatto da Björk, ma l’arrangiamento di Giancarlo Di Maria ha catturato l’essenza della mia visione del brano, quindi mi ci sono immedesimato ancora di più. Ha fatto un lavoro straordinario, commovente. Infine, è una canzone che mi dice tanto e che risuona in me, da tanto tempo e ancora oggi, mentre ti rispondo. È forse uno dei brani più personali del disco, mettendo da parte gli inediti. 

Qual è stato il tuo ruolo in questa reinterpretazione del brano? L’hai trovato difficile o semplice e naturale? 

Nelle le lunghe conversazioni con Giancarlo durante i vari lockdown, in cui discutevamo le sensazioni che volevo evocassero i brani da lui arrangiati, sono riuscito a trasmettergli, come dicevo prima, la mia visione di questa canzone… e lui è riuscito a creare una struttura su misura che mi stava alla perfezione. Quindi l’ho trovato molto naturale, ma anche difficile. È una canzone che conosco bene e che sento molto mia… è stata comunque complicata da registrare da un punto di vista tecnico. L’emozione invece c’è tutta.  

Come mai hai scelto di impostare il video su di un palco?  

Abbiamo approfittato l’occasione e ottimizzato tutto. Quel giorno c’era un mio concerto al Teatro Zeppilli di Pieve di Cento. Avevamo il teatro a disposizione per tutta la giornata per fare le riprese più, diciamo, recitate; poi le riprese durante il soundcheck e, finalmente, anche un paio di scene durante il concerto (quando vedete il pubblico che applaude). È stata una maratona e sono arrivato al concerto che ero già esausto, ma penso sia valsa la pena. 

Cosa rappresentano i manichini nel video, che tu stesso sposti dandogli una nuova forma? Perché l’ultimo, quello che posizioni tra le poltrone del pubblico, si materializza diventando il tuo compagno in carne ed ossa? 

I manichini fanno parte di questa specie di rituale che metto in atto, che preparo con cura. Diventano la band che suona con me e così, cantando Unravel, poter ricreare una situazione in cui, alla fine, lui si materializza e torna da me. Dovremmo poi capire allora se ci sarà la volontà di fare un nuovo amore.  

Come ti sei sentito a dare questa tua reinterpretazione, colorando il pezzo di sfumature diverse e personali, anche dal punto di vista visivo? Cosa ti ha lasciato questo lavoro? 

Questa canzone, come ho dichiarato altre volte, l’ho vissuta spesso e la vivo ancora oggi. È quasi una profezia che si autoavvera. Sono contento di aver fatto il video perché penso che così si capisca molto di più anche il perché ho voluto includere questo brano nel disco. Nonostante la sua tristezza atavica, il melodramma, c’è comunque uno spiraglio, una possibilità. C’è speranza.  

Quando è nata per te l’idea di pubblicare un tuo primo album e come mai hai deciso di inserirci anche “Unravel”? 

Raul Girotti, interessato alla mia voce e forse anche alla mia “persona musicale”, mi ha proposto di fare qualcosa insieme, tipo un EP con delle cover. Così io incidevo qualcosa di concreto e lui magari poteva promuovere un po’ la nuova etichetta che prende nome dal suo studio, Over Studio Recording. Aveva voglia di fare cose. Unravel è stata una delle prime proposte insieme a B Line dei Lamb, All Mine dei Portishead e Gloomy Sunday di Billie Holliday. Tra una cosa e l’altra, pandemia e lockdown compresi, i tempi si sono allungati, c’è stata la possibilità e la voglia di fare di più. Raul ha trovato interessanti le mie proposte un po’ insolite e ha pensato che il progetto meritasse di coinvolgere altre persone e farlo diventare una cosa più grossa. Ho avuto anche la possibilità di scrivere due brani con l’aiuto di Giancarlo Di Maria, arrangiatore della maggior parte dei brani dell’album. E così è nato l’album Cabruja. 
Per quanto riguarda Unravel, credo di aver già stabilito l’importanza personale di questo brano. Aggiungiamo anche che secondo me ci sta bene con la mia voce e la mia intenzione artistica. Come non includerla? 

Perché ti senti di essere particolarmente legato a Björk come artista? Cosa le diresti se avessi la possibilità di incontrarla? 

Dal punto di vista artistico penso che siamo molto diversi. Vorrei io avere metà della genialità che ha lei! Ma le sue canzoni mi parlano, non solo Unravel. Trovo rifugio nei suoi testi e nella sua musica… penso che siano cose che non si spiegano facilmente. Sono semplicemente così.  

Se avessi la possibilità di incontrarla, mi piacerebbe fare serata con lei. Bere e ballare da una festa all’altra fino all’alba.  

E poi un after. 

a cura di
Gaia Barbiero

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