John Frusciante e il minimalismo glitch e drone di “. I :” e “: II .”

john frusciante 2023

Chitarre? Ma davvero vi aspettavate delle chitarre in un album solista del chitarrista dei Red Hot Chili Peppers?

Vi aspettavate chitarre? Io no. John Frusciante nel suo peregrinare solista ha sì composto qualcosa di contaminato e che avesse tra gli elementi la sua fidata sei corde, ma sempre come strumento accessorio, lasciando più spazio alla sperimentazione elettronica in qualsiasi sua forma.

In “. I :” e “: II .”, tuttavia, si va oltre.

Il vuoto. Un suono. L’angoscia.

La volontà era quella di creare una musica che fosse una scultura solitaria in uno spazio sonoro. Continuavo a guardare immagini di statue cercando di trasmettere musicalmente movimento e staticità allo stesso tempo

Queste parole ci fanno immergere in quelle che sono, più che composizioni, esperienze sonore che il buon John ha abbozzato, rielaborato e affinato nel corso di un anno e mezzo. Questo doppio album (il primo uscito solo in vinile, il secondo in digitale e CD) è probabilmente il lavoro più sperimentale attualmente realizzato dal chitarrista dei Red Hot Chili Peppers. Dopo l’abbuffata di rock e funk nella band principale, ha voluto in qualche modo purificarsi da tutti quei decibel: qui, di chitarre, neanche l’ombra. Solo sintetizzatori, glitch e suoni rarefatti che lambiscono il rumore bianco, delle volte.

Non per feste

“. I :” e “: II .” non sono album facili, né sono di certo da mettere come sottofondo per una festa. Sono lavori contemplativi, già di per sé difficili da decifrare, trascendono la possibilità di definirli belli o brutti. Sono sperimentazioni nel senso più stretto del termine, tant’è che la durata media di ciascuna traccia si aggira tra i 6 e i quasi 17 minuti.

C’è qualcosa di ipnotico in questo lavoro di John Frusciante, sicuramente la voglia di non ricadere in un burnout di chitarre come accaduto in passato. Tra elettronica dei risultati alterni (“Maya” docet), questi “. I :” e “: II .” si pongono come vero e proprio caso studio della ricerca dell’elettronica. Non sono episodi di mera estetica, ma qualcosa di più. Terribilmente difficili da padroneggiare e capire, ma affascinanti per questo.

Fun Fact finale: in certi passaggi il buon John è riuscito a scegliere frequenze che si allineano perfettamente all’acufene del sottoscritto.

a cura di
Andrea Mariano

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