MGK continua a punkeggiare in “mainstream sellout”

Mgk torna con “mainstream sellout” dopo il successo di “Tickets To My Downfall” attraverso cui si è consacrato come artista internazionale.

Prima di “Tickets To My DownfallMachine Gun Kelly si poteva considerare uno degli ennesimi rapper americani con un buon seguito, bravo ma non eccelso. Personalmente l’ho conosciuto grazie al dissing avuto con Eminem, i due si erano presi a “barre in faccia” con lo scontro che è andato a esaurirsi in qualche settimana nel lontano 2018.

Il nuovo MGK

Con il lockdown mondiale Mgk si è cimentato nelle cover di tracce come “misery business” dei Paramore o “in these walls” dei PVRIS, risultando decisamente più ascoltabile e riscontrando successo. Questi però sarebbero stati solo i primi “semi “di quello che avrebbe combinato successivamente l’artista americano. La collaborazione con Travis Barker, batterista dei Blink-182, si consolida e in settembre 2020 esce “Tickets To My Downfall“.

Il dissing a Eminem.

Si apre così una nuova era per Colson Baker, in arte Machine Gun Kelly. Questo album segna un punto di svolta nelle sonorità e nello stesso genere praticati dall’artista, passando dall’hip-hop al pop-punk. Il cambiamento è stato sicuramente premiato in termini di successo e MGK sembra più a suo agio in queste nuove vesti.

Mgk si può dire abbia rilanciato il punk nel mondo mainstream, contribuendo a portare in voga, tramite collaborazioni, altri nomi ormai importanti come blackbear, iann dior e jxdn.

Il proseguimento naturale nel mondo del punk

Il disco si apre con “born with horns“, il brano inizialmente progettato per essere la title track, ma che si adatta bene nel recitare l’intro con schitarrate e percussioni protagoniste. Un’apertura per sfogarsi e caricarsi allo stesso tempo.

Ascolta “mainstream sellout” su Spotify.

god save me” potrebbe risultare un pezzo orecchiabile e tranquillo, se ascoltato senza impegno. Il testo riflette però un’altra realtà; un brano cupo dalle parole pesanti che vanno assorbite e ascoltate attentamente. Colson parla di tentativi di suicidio, di instabilità mentale, di dipendenza da droghe e del rapporto irrecuperabile con i suoi genitori. Il brano è insomma una richiesta d’aiuto per quanto la sua vita sia fucked up.

Il terzo brano vede la collaborazione straordinaria di Oliver Sykes, cantante dei Bring Me The Horizon. “maybe” rappresenta un featuring azzeccatissimo e un pezzo da sentire e risentire. “drug dealer” vede la collaborazione con Lil Wayne e come si può intuire dal titolo, questo pezzo parla di droga seppur questa venga metaforizzata e mischiata con l’amore per una ragazza durante la canzone.

Il video ufficiale di “maybe“.
Si entra nel vivo

Dopo il simpatico interlude wall of fame“, si riparte alla grande con “mainstream sellout“, una traccia breve ma intensa, che raccoglie tutte le critiche sollevategli per aver infangato il punk. Nei versi Mgk interpreta il pubblico prendendosi a parole in faccia: “Does he even, like, play guitar?” o “You sold out and it makes me sick, so leave the scene you’re ruining it“.

make up sex” con il featuring di blackbear si candida per essere uno dei pezzi più ascoltati di questo album (ndr, soprattutto per il video musicale). Nel pezzo si parla di una relazione amorosa travagliata in cui Mgk ha paura che l’altra parte sia coinvolta nella sola relazione carnale, mentre lui a suo modo prova manifestare i suoi sentimenti.

Il video di “make up sex” con mille gattini.

La traccia “emo girl“, con la collaborazione di WILLOW, rilasciata come uno dei singoli, non è stata una scelta delle più condivisibili. Il brano non esprime molti concetti e dal punto di vista sonoro non è nulla di particolarmente avvincente. Questa è considerabile come una delle pecche di questo album. Peccato perché la collaborazione di Willow Smith poteva essere sfruttata meglio.

5150” è un brano molto intenso che tiene l’ascoltatore incollato per tutta la sua durata. Si parla ancora di un Mgk con pensieri suicidi e instabile mentalmente che cerca di prendere coscienza attraverso questo pezzo, ma allo stesso tempo vuole allontanare tutti da sé per non causare altro dolore.

papercuts” è un brano molto personale che va in crescendo e vede la conclusione in una strofa scandita da schitarrate e una “rappata” in vecchio stile Mgk. “WW4” prosegue la serie di questa serie di brani senza ritornello e pensati per essere degli interlude dove Mgk si diletta a “tirare dritto” senza guardare in faccia a nessuno.

Un’ultima parte amarognola

ay!” vede ancora la collaborazione con Lil Wayne per ricordare a tutti le proprie origini musicali. È una traccia puramente rap scollegata dal resto dell’album che sarebbe risultata molto più consona in “Hotel Diablo”. “fake love don’t last” è una delle tracce più leggere dell’album e una delle più catchy soprattutto per quanto riguarda il ritornello.

Mgk va in tour (Fonte: Loudwire)

die in california” è un altro pezzo di ritorno al rap soprattutto grazie alla collaborazione di Young Thug e Gunna. Seppur siano presenti queste collaborazioni importanti, è il pezzo con i featuring meno riuscito; Gunna e Yung Thug presentano uno stile molto simile nel rappare. Sarebbe stato invece più opportuno optare per una contrapposizione più forte, questo pezzo avrebbe sortito sicuramente tutt’altro effetto.

sid & nancy” è un altro pezzo di quelli che non rimarranno di certo nella storia nella discografia di Mgk. Anche dopo più ascolti fatica a entrare in testa, il ritornello è la parte più incisiva del brano, ma solo perché il resto della canzone non dà nulla.

twin flame“, il pezzo outro, viene dedicato questa volta alla futura moglie Megan Fox. Le ballate di Mgk possiamo affermare siano tra le sue migliori tracce. Questi pezzi riescono a pervadere l’ascoltatore e a mettere letteralmente i brividi. I sentimenti espressi da Colson traspaiono in maniera chiara e sincera. Una giusta chiusura dopo il viaggio in queste sedici tracce.

E non finisce qui

mainstream sellout” è il proseguimento naturale del percorso musicale intrapreso da Machine Gun Kelly. Questo lavoro a primo impatto può risultare sottotono rispetto al precedente, ma la colpa va data in parte a quel fenomeno inspiegabile del “sai che forse preferivo il precedente?”.

L’album può aver fatto meno scalpore perché non è più una novità, ormai Mgk ha consolidato questa direzione. Si può dire che abbia più brani trascurabili rispetto al lavoro precedente, ma fa il suo “sporco lavoro”. L’album presenta sicuramente pezzi candidati a essere “mine vaganti” come “maybe“, “make up sex” e “5150“.

Il disco è molto versatile: ci sono pezzi per quando si è incazzati, altri più introspettivi per i momenti più bassi che affrontiamo durante la giornata e altri invece solo per scatenarsi, fregandosene di tutto. Il disco vede alternarsi pezzi dai temi leggeri ad altri molto più impegnativi, seppur in ogni brano emerga una situazione personale difficile dell’artista con qualche punta di note positive.

Il tweet “incriminato”.

È un album molto personale che mette in risalto problemi tra i più personali di Colson, tra dipendenze, instabilità e depressione, sia quelli riguardanti la sua carriera musicale per cui è stato bersagliato e per cui si dà molta aria alla bocca.

A lui preme raccontarsi e fare musica, tutto il resto viene considerato futile dallo stesso artista. Bisogna infine sottolineare che non fosse così scontato che avrebbe riscosso tutto questo successo con il cambio netto di stile. Questo album si può dire quindi sia una buona conferma rispetto al percorso musicale intrapreso attualmente da Mgk.

Le sorprese però non si esauriscono qui, con Machine Gun Kelly che a inizio anno ha annunciato l’avvento di due nuovi album per il 2022 tramite un tweet. “mainstream sellout” è solamente un’entrée di quello che verrà? Album-tour-album potrebbe essere una combo micidiale per i fan e per i detrattori dello stesso Machine Gun Kelly.

a cura di
Luca Montanari

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