Nanowar of Steel: “Dislike to False Metal”. Se volete, togliete il like, che ce ne frega…

nanowar of steel, parte superiore della copertina di Dislike to False Metal

… Questo è un sito, non ha mica pollicioni in su o cuoricini da cliccare

Qualcuno (non noi) definì “Italian Folk Metal” un mezzo passo falso: troppi rimandi agli accadimenti e ai personaggi italiani e poca comprensione, quindi, da parte del pubblico più internazionale (non è andata proprio così, per fortuna). Ma se l’hanno chiamato “Italian Folk Metal”, un motivo ci sarà stato. In più, sono stati coerenti. Ora, con “Dislike to False Metal”, ho letto da qualche parte che i Nanowar Of Steel siano diventati meno “metal” rispetto al passato.

Niente di più falso (appunto).

“Si potrebbe andare tutti quanti allo zoo comunale. “Vengo anch’io!” “Fa’ un po’ come cazzo ti pare”

Il folk/power metal di “Sober” prende a piene mani dallo stile degli Alestorm e ribalta lo stereotipo di pirati metallari che trangugiano birra e grog (lunga vita all’acqua minerale liscia); “Winterstorm in the Night” è una delle migliori esemplificazioni di symphonic metal attual, nonché una delle migliori pubblicità progresso per l’igiene del cuoio capelluto, con la collaborazione di Madeleine Liljestam degli  Eleine che impreziosisce il tutto; “Disco Metal”, che in molti true hanno criticato, in realtà è talmente pieno di riferimenti alla dance anni ’80 e ’90 – Enzo Salvi, Corona, Scatman, Haddaway, giusto per  citarne quattro al volo – che non basterebbe un’enciclopedia (in più, i Black In Beast non è che facciano cose tanto dissimili, autotune a parte).

Metal in da house

Già solo questo terzetto dà la percezione di come l’album sarà un crogiuolo di stili differenti, ma che incredibilmente rendono compatto, robusto e tutt’altro che slegato il disco nel suo complesso.

Il guizzo che non è mai mancato nei Nanowar of Steel è quello di attingere sia dagli stilemi fondamentali del metal o da quei generi disprezzati dai true metaller, come quel rock massiccio-ma-melenso stile Nickelback (“Muscle Memories” è geniale soprattutto nel testo), sia dalle mode e agli avvenimenti più attuali, ironizzandoci sopra. Dunque, se anni fa ci hanno visto giusto pescando dal reggaeton, ora hanno azzeccato anche su questo versante.

Fun fact: il titolo “Dislike to False Metal” è un riferimento all’album “Death to False Metal” dei Weezer
“Gooooooooddmorning Pasadeeeena” “Goodmorning ‘sto cazzo”

“Dislike to False Metal” si fa apprezzare, inoltre, per quella suite incredibile di “Chupacabra Cadabra”: non avrei mai pensato che l’intro di batteria di “Painkiller” potesse sposarsi così bene con i ritmi da mariachi. Nove minuti che prima odi, al secondo ascolto apprezzi, al terzo non aspetti altro che la parte centrale. Ora ho voglia di tequila sal y lemon e uno shampoo all’acido muriatico.

Il pezzo forte del nuovo album dei Nanowar of Steel, tuttavia, è “Pasadena 1994”, un brano 100% Sabaton… con Broden dei Sabaton al fianco di Potowotominimak al microfono. La battaglia tra Brasile e Italia durante la finale dei Mondiali di Usa 1994, nefasta per gli Azzurri, è qui raccontata con l’epicità tipica degli svedesi con una maestria incredibile. Il sottoscritto si unisce al coro di coloro che auspicano l’inserimento in scaletta nel prossimo tour dei Sabaton qualora tornino nel Bel Paese, sarebbe un colpo da maestro, oltre a non sfigurare accanto a una “Cliffs of Gallipoli”.

L’epicità ha raggiunto nuovi livelli

Questo disco ha tante altre perle, come “Metal Boomer Battalion”, perfetto inno per ex capelloni che ora somigliano più a Hide The Pain (presente…) o la perfetta conclusione epica della rhapsodyana “The Power of Imodium”, quasi a voler dire “Se l’album vi ha fatto cagare, significa che siamo stati comunque d’aiuto”.

La nota completamente non-sense è “Protocols (Of The Elders of Zion) Of Love”, piccola gemma rubata ai Backstreet Boys e con un innesto di “The Eye of The Tiger” di assoluto pregio. Talmente fuori posto, che fa il giro e pensi che sì, ora più che mai voglio il disco pop dei Nanowar of Steel (ricordate “Biancodolce”, “Formia”?).

Quel savio gentil, che tutto seppe / Disse per confortarmi: “Finisci ‘sta recensione, che m’hai asciugato l’anima”

“Dislike to False Metal” è un disco estremamente godibile, ed è inutile paragonarlo a “Italian Folk Metal”. Alcuni lo definirebbero “facilotto”, ma di facile non c’è nulla nell’incastrare così tante citazioni, chiare o nascoste che siano. In più, dal punto di vista compositivo non ravvediamo una flessione, semmai una diversificazione rispetto al passato. E va bene così.

Ora scusate, ma noi della redazione andiamo a lezione di danza. Il “Dimmu Boogie” non si balla da solo.

a cura di
Andrea Mariano

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