Nanowar of Steel: “Italian Folk Metal” è un capolavoro

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Hasta “Pangrattato e libertà” siempre, comandante Magalli

I Nanowar of Steel hanno superato loro stessi. Hanno creato quell’effetto “WOW” che ha spinto i fan esteri a sforzarsi di capire il più possibile i riferimenti alla cultura popolare italiana in cui questo “Italian Folk Metal” sguazza come un maiale felice nel fango.

Perché se Giorgio Mastrota è entrato nell’immaginario (e nel bestiario) del repertorio dei Nanowar, vallo a spiegare a uno scandinavo la possanza del Magalli, vai a spiegare a un continentale (inteso, stavolta, anche come “italiano della penisola”) cosa significa “tu ti codderai“. E loro ci sono andati. E il pubblico estero ha accolto famelico questo delirio italico.

Cavalca il muflone col lanciagranate

“Italian Folk Metal” è un disco (quasi) tutto in italiano, cosa che i Nanowar of Steel non facevano più da tempo. Se “Stairway to Valhalla” è già di per sé un piccolo gioiello, nel 2021 a band romana è tremendamente ispirata, buttando badilate di italico folklore in faccia a tutti.

Quell’incredibile voglia di polenta a 45 gradi all’ombra

Da Crognaleto a Los Angeles l’entusiasmo di essere dalla parte di Capitan Findus contro il rancido Ass Do Marr è il medesimo; l’importanza di controllare i lavori in corso da parte dei non più indispensabili allo sforzo produttivo del Paese viene finalmente compresa dalle istituzioni di Madrid così come da quelle di Mosciano Sant’Angelo; L’imperiosa maestosità del Requiem per Gigi Sabani entra nelle corti asburgiche e nelle più modeste – ma sempre fedeli al culto magallico – case di Popoli. Rosario no. Rosario continua a vagare per le strade europee mentre Gabonzo Robot annienta giustamente i deboli e i bambini.

Annienta le armate di Lord Briathor

Credo sia una delle pochissime volte in cui un prodotto italiano, cantato in italiano abbia risalto anche all’estero. In pratica i Nanowar of Steel, dopo essersi affermati negli anni grazie alla maestria di ironia che abbraccia la lingua d’Albione (un’immagine un po’ forte, da certi tipi di giornalini giapponesi), riescono con “Italian Folk Metal” a cementare radicare ulteriormente il loro status di… di… di Nanowar of Steel.

Pesca, impana, surgela

Se siete tra quei pochi infingardi nemici di Magalli e del Capitan Findus, se siete quei pochi che ancora si ostinano a non ascoltare Giorgio Mastrota e a schifare la Polenta Taragnarock, fatevi firmare le liberatorie da mamma e papà e ascoltate in heavy (metal) rotation “Italian Folk Metal”: vorrete immediatamente vedere Tiberio Timperi duettare con gli Immortal. E tutto ciò è bellissimo. O senza senso. O entrambe le cose.

a cura di
Andrea Mariano

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