Pearl Jam – Imola – 25 giugno 2022

Due ore e mezza di puro rock, come solo i Pearl Jam sanno fare, hanno avvolto l’Autodromo di Imola

La band di Seattle ritorna sul palco, dopo quattro anni di assenza sulle scene italiane. L’ultima volta, nel 2018 agli i-Days di Milano. Poi l’annuncio del ritorno nel 2020, la pandemia, due rinvii. Dopo due anni di fermo mondiale, finalmente siamo tornati a cantare ed emozionarci grazie e insieme ai Pearl Jam.

Si scaldano i motori: pronti, si canta

Dopo le esibizioni de i White Reaper e i Pixies, alle 21:35 inizia la magia. I Pearl Jam salgono sul palco. C’è anche Josh Klinghoffer, ex-chitarra dei Red Hot Chilli Pepper. Che strano vedere come davvero alla fine ogni cosa è collegata inevitabilmente. Esattamente una settimana prima ero sotto il sole cocente di Firenze per il ritorno di John Frusciante ed esattamente il sabato dopo alla stessa ora sono a Imola.

Il concerto si apre con 3 pezzi full immersion, Corduroy, Even Flow e Why Go.
60 mila persone che cantano all’unisono ed Eddie Vedder, che prima di attaccare con Dance of the Clairvoyants, prende la sua solita bottiglia di vino rosso e il suo dolce italiano masticato si domanda se è tutto vero.

Questa sera è la più speciale.

Durante il covid sognavo l’Italia, e quando mi svegliavo ero triste.

Quindi ora vi chiedo: è reale? Sono qui? Voi ci siete?

Sì, cazzo ci siamo. Ci siamo tutti: chi l’era del grunge l’ha vissuta davvero, chi l’ha solo letta e ascoltata, chi invece la sta scoprendo solo ora, perché è davvero troppo piccolo per sapere cosa fossero gli anni ’90.

Famiglie con bambini di ogni età, coppie, amici da una vita e amici da una giornata, conosciuti magari durante la fila per birra. Ci siamo , Eddie, ci siamo. E lo dimostriamo appena si accennano le note di Jeremy. Imola esplode sulle parole di un pezzo che ha segnato la storia di una generazione.

Tra un pezzo e l’altro Eddie racconta, ci parla. Dedica Come Back a un fan, Luca che purtroppo ha perso un amico, quasi un fratello. Il pezzo ti arriva dritto al cuore, alla mente. E canti e una lacrima d’emozione scende.

Ferma il concerto due volte: una bimba in transenna e la fa mettere a lato, e per qualcuno che si è sentito male in mezzo alla folla. Tornata la normalità si continua. Un fiume di parole, di note e di energie affluiscono dentro e intorno a te.

Arriva finalmente Daughter e prima Eddie non può non parlare della scelta della Corte Suprema riguardo l’aborto. Dopo l’applauso del pubblico, non si può che riprendere ad emozionarsi .

Si continua con Given To Fly, Superblood Wolfmoon, Lukin e Porch, fino all’encore, dove la sinergia tra i membri della band e il pubblico è diventata sempre più forte.

foto dal profilo Instagram @pearljam
And the dream has become true…

5 i pezzi suonati alla fine. 5 pezzi che hanno reso eterni i Pearl Jam. Un viaggio indietro nel tempo, tra le note di queste tappe esistenziali, che accompagnano i fan dei Pearl Jam da sempre. O almeno da quando è nata la prima scintilla d’ amore e passione verso questa band.

 State of Love and Trust, Black, Better Man, Alive e Yellow Ledbetter fanno scendere il sipario su l’Autodromo, e nell’aria ancora c’è chi canticchia, chi si asciuga le lacrime e chi si abbraccia.

E io guardo tutto questo, mentre mi dirigo verso l’uscita e penso “Cazzo, grazie”. Perché è questo che i Pearl Jam ti fanno esclamare. Non sono una semplice band, sono molto più. Sono la prova inconfutabile di quanto la musica, la loro musica, ci aiuti ogni giorno a sentirci parte di qualcosa.

A sentirci davvero finalmente vivi.

Setlist

1. Corduroy
2. Even Flow
3. Why Go
4. Elderly Woman Behind the Counter in a Small Town
5. Dance of the Clairvoyants
6. Quick Escape
7. MFC
8. Jeremy
9. Come Back
10. Save You
11. Wishlist
12. Do the Evolution
13. Seven O’Clock
14. Daughter (con “People Have the Power”)
15. Given to Fly
16. Superblood Wolfmoon
17. Lukin
18. Porch

19. State of Love and Trust
20. Black
21. Better Man
22. Alive
23. Yellow Ledbetter

a cura di
Martina Giovanardi

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