Slash, “4”. Per quest’anno, non cambiare…

slash

Il nuovo album di Slash con Myles Kennedy e i Conspirators è il “solito” disco cui ci ha abituato. Per dirla come i giovani del 2009: obg, old but gold

Continuiamo ad ascoltarlo, anche se non ci esaltiamo come per “World on Fire”. “4”, il nuovo album di Slash feat. Myles Kennedy and the Conspirators, è una sorta di cuscino verso cui fare affidamento. Una vecchia poltrona sonora che compie ancora il suo dovere: la conosci, sai pregi e difetti, forse c’è qualche graffio in più, ma non è ancora da buttare.

Non fraintendete

Così, ex abrupto, vi svelo che il disco è godibile pur non essendo un capolavoro. Un disco onesto, ecco. Malignamente potrei pensare che Slash abbia utilizzato anche spunti che non sono piaciuti al buon Axl Rose per il famigerato, fantastico (nel senso di “immaginario) futuro album dei Guns N’ Roses.

Non fraintendete le mie parole: “4” non ha deluso le aspettative, anzi le ha per lo più confermate; non è un passo indietro, ma anzi un puntare meglio i piedi per mantenere l’equilibrio. È paradossale, ma è proprio il “confermare le aspettative” che potrebbe far storcere il naso a qualcuno. Abituati a lavori che variano dall’ottimo al più che buono, Slash ha imparato a nuotare bene nel mare del “Però, non è male”, senza sforzarsi di fare qualcosa in più.

https://www.youtube.com/watch?v=s1a57GbBIQw

“4” è il classico “adagiarsi sugli allori”, con la differenza che i rami della pianta sono molto robusti e curati. C’è un ritorno al suono più ruvido, laddove “Living the Dream” era più cesellato (la differenza tra presa (quasi) diretta in studio e registrazione digitale in luoghi separati è palese); nella scrittura non c’è un un guizzo particolare, tranne in due casi: “Spirit Love” ricorda vagamente gli Alice In Chains, con quella chitarra bassa e le linee vocali quasi monotòne con doppia voce e “C’est la Vie”, con soluzioni simil-Bonjovi, è la preferita del sottoscritto.

“Non ero in forma”. Alla faccia del c…

Myles Kennedy ha detto che nelle registrazioni di “4” si possono sentire delle sue performance non al top perché raffreddato, ma che sono state lasciate in virtù di un’autenticità e del rispecchiare il momento molto particolare in cui è stato realizzato l’album. I francesi direbbero “Alla faccia d’o cazz”. Ci sono cantanti che venderebbero unità genitoriali e l’anima al diavolo per essere al loro top in quelle condizioni.

Anche i The Conspirators svolgono un lavoro egregio, come al solito del resto. Stessa cosa dicasi per Slash: la scrittura non avrà chissà quali guizzi, ma godi lo stesso.

“4” è un lavoro di mestiere realizzato da uno che il mestiere lo conosce molto bene. Non è un brutto album, non è una vera e propria battuta d’arresto. “Semplicemente”, è un buon album di Slash che sta ancora ringraziando dio per aver scovato Myles Kennedy oramai 12 anni fa.

a cura di
Andrea Mariano

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