The Kooks – Fabrique, Milano – 1 febbraio 2023

Fabrique, Milano. È il 1 febbraio e ad aprire il concerto della band di Brighton, i The Kooks, ci sono il quartetto di Liverpool, gli Stone.

Punk rock per incominciare

Sono la giovanissima band spalla a scaldare gli animi della folla: gli Stone sono Finley Power, Alex Smith, Elliot Gill e Sarah Surrage che vede la sua formazione attuale a ridosso della pandemia. Iniziare la serata con loro ha dato la giusta carica al pubblico che trasudava attesa.

Il concerto di ieri sera era infatti la riprogrammazione della data del 20 marzo 2022, nella stessa venue. Erano infatti cinque anni che la band indie rock britannica capitanata da Luke Pritchard non calcava i palchi italiani.

Il 2023 è inoltre l’anno in cui i The Kooks rilasceranno il loro nuovo album “10 Tracks To Echo In The Dark”, suddiviso in tre parti. A luglio potremo finalmente ascoltare la part 2 del precedente “Connection – Echo In The Dark Part 1”.

“Seaside” ad aprire il concerto

Ecco che le luci si abbassano e dal fondo vediamo arrivare al centro del palco Luke Pritchard, in una mise total black, riccio scompigliato (suo tratto distintivo da sempre) e chitarra acustica. “Seaside” è il brano con cui i The Kooks si ripresentano al pubblico in visibilio.

“See the world”, “Sofa Song”, “Eddie’s gun” seguono. La prima parte del concerto è stata tutta dedicata ai brani del primo album “Inside in/inside out” del 2006.

“We are here to celebrate our first album”, dice Pritchard, dopo essere mancati per così tanti anni in Italia e, in parte, anche in giro per l’Europa, ringraziando inoltre il pubblico che c’è sempre stato fin da quando si era teenager.

Si continua poi con alcuni brani degli album successivi a quello del 2006, tra cui “Bad Habit” dell’album “Listen” del 2014 e ancora le famigerate “Do you wanna” e “Always where I need to be” di “Konk” del 2008.

Il concerto prosegue nella maniera più limpida possibile, tutti i brani sono eseguiti egregiamente, puliti e nitidi quasi in versione studio.

Questo non ha però impedito alla band di interagire in ogni momento col pubblico, trasmettendo non solo “good vibes”, come solo i The Kooks possono fare, ma anche lasciando trasparire la bellezza di mostrarsi grati verso chi era lì in quel momento, gran parte del quale li seguiva dagli albori appunto.

A salutare la serata ci sono stati tre encore: “Matchbox”, “No Pressure” e l’immancabile “Naive”, piccolo gioiello lasciato in fondo, non per importanza, ma anzi, proprio come manifesto e celebrazione della musica suonata, cantata e vissuta sia live che nella memoria interna di ognuno.

a cura di
Ilaria Rapa
foto di
Andrea Munaretto

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