“Pick-up Full Of Pink Carnations”: l’ultimo album dei Vaccines

Dopo quasi quindici anni di attività i Vaccines sono ancora attivi e propositivi con “Pick-up Full of Pink Carnations”. L’ultimo album è un ritorno alle sonorità indie che li avevano contraddistinti dall’inizio. Ma siamo sicuri che sia la scelta migliore?

Prodotto da Andrew Wells e registrato in quel di Los Angeles, il sesto album dei Vaccines riporta a casa innanzitutto le sonorità degli inizi che ne avevano caratterizzato il sound. Anche i testi riportano la band, e in particolare il frontman Justin Young, in una dimensione più umana dopo le avventure distopiche del precedente “Back in Love City“. L’ultimo disco è il risultato di vicende successe all’interno della band, in particolare l’addio del chitarrista Freddie Cowan lo scorso anno e quello del batterista e co-fondatore Pete Robertson.

In breve, quindi, un disco nostalgico ma anche riflessivo su un passaggio delicato nella storia della band. Come la copertina, che ritrae la strada vista dal finestrino di una macchina e lo specchietto, come a dire: guardiamo avanti con la consapevolezza di quello che abbiamo costruito finora.

Procediamo con ordine

Già in Sometimes I Swear, brano che apre il disco, l’impianto sonoro ci riporta agli esordi di quel “What Did You Expect From the Vaccines”, incredibile album d’esordio. Anche Heartbreak Kid, come il brano precedente ha quella dolcezza nostalgica tipica del loro sound, ma anche un’intenzione positiva. Quella carica positiva che rimanda un po’ ai Coldplay ma con una scorza indie che salva dalle sonorità prettamente pop a cui la band di Chris Martin si è ormai definitivamente convertita.

Lunar Eclipse è una canzone che esprime un disadattamento, la sensazione di essere in un posto che non ti appartiene. E speriamo non sia la sensazione di Justin Young che vive da tempo proprio a Los Angeles. Il disco procede fra sonorità rigorosamente in tonalità maggiore senza sovrastrutture ma con chitarre, basso e batteria sempre in evidenza.

Tutto bello? Eh…

Però, attenzione, la fascinazione pop è sempere in agguato (dai, il giro di DO su Sunkissed anche no però). Come nei ritornelli killer (mentre Chris Martin sembra nascosto in un angolo, seduto in poltrona a mangiare i popcorn). Perché, in definitiva, il disco ha tutte le buone intenzioni per suonare diretto e autentico nella forma e nelle intenzioni, ma il risultato è che siamo forse un po’ fuori tempo massimo.

Forse i Maccabies, altra band inglese (che personalmente amo molto) nata pressapoco negli stessi anni dei Vaccines, ha avuto l’onestà di dire: abbiamo fatto dei grandi album ed ora non abbiamo più niente da dire, ci sciogliamo con buona pace dei fan.

Brutto dover ammettere che la carica compositiva e innovativa nata negli anni ’00 si è andata via via consumandosi in questi anni ’20. Band come i Franz Ferdinand fanno tour quasi nostalgici, alla stregua di band come Ac/Dc o Guns N’ Roses. Ok, direte voi, quella è un’altra storia. Ma è triste ammettere che anche le relazioni più belle e amorevoli cominciano a scricchiolare dopo una decina di anni (a parte i Rolling Stones).

E quindi sì, Pick-up Full Of Pink Carnations, il nuovo disco dei The Vaccines, è quanto di più gradevole sia stato proposto negli ultimi mesi ma non ha quella fiamma necessaria ad accendere il cuore. La band è pronta a rimettersi in pista per cominciare un nuovo tour che toccherà l’Italia il 28 gennaio ai Magazzini Generali di Milano.

Ecco, lì sarà curioso vedere se sarà un greatest hits (praticamente tutto il primo disco) oppure la voglia di rimettersi in gioco e dire ancora la loro guardandosi indietro, come nello specchietto del mezzo rappresentato in copertina, attraversando al tempo stesso nuove strade ancora inesplorate.

a cura di
Beppe Ardito

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