“Quasi Quasi”, il nuovo singolo dei The Gamblers raccontato dagli artisti
Si intitola Quasi Quasi il nuovo brano della folk rock band italiana The Gamblers. La canzone promette di urlare al mondo intero l’inquietudine interiore del suo protagonista. Ecco le parole della band al riguardo
Una delle folk rock band italiane più conosciute, The Gamblers, torna con un nuovo singolo “Quasi Quasi”, uscito il 3 febbraio su tutte le piattaforme digitali. Il brano affronta uno dei temi più sentiti ma difficili da trattare: la voglia di riscatto per superare tutte le difficoltà che la vita ogni giorno presenta.
In un’atmosfera cupa e drammatica creata dall’utilizzo estensivo di strumenti folk, il protagonista del brano non nasconde il suo tormento interiore fatto di angosce ed ossessioni. Eppure, se il soggetto del brano riuscirà a realizzare tutti i suoi sogni, non è chiaro. Il finale della canzone, infatti, risulta essere in sospeso, mentre la tenacia del protagonista a non arrendersi di fronte alle insidie è espressa attraverso un tripudio di suoni rock.
Il perfetto connubio tra folk e rock è ciò a cui aspira la band, nata come gruppo cover per poi presentarsi al pubblico con i loro primi brani già nel 2016. Tuttavia, per sapere in che modo questi artisti siano riusciti a stravolgere così tanto lo scenario folk rock italiano, lo abbiamo chiesto direttamente a loro. Ecco cosa ci hanno rivelato in questa intervista.
Buon giorno ragazzi e grazie per averci concesso questa intervista. Voi vi chiamate “The Gamblers” che dall’inglese significa giocatori d’azzardo. Cosa vi ha spinto a scegliere questo nome?
Ciao e grazie a voi. Il nome è stato scelto proprio perché la presenza di questi strumenti folk in una band di origini italiane non poteva che essere un azzardo. Non è facile unire testi e sonorità italiani con questo tipo di strumenti. Non sta noi a giudicare se effettivamente riusciamo nel nostro intento, ma adoriamo entrambi questi mondi, fanno entrambi parte di noi e ci viene naturale provare a fonderli.
Nascete nel 2010 come cover band e poi nel 2016 esce il vostro primo EP “Wandering”, dove proponete al pubblico la vostra originalità e cifra stilistica. In particolare, il brano “ The Gambler” sembra un incoraggiamento a non mollare, a continuare a credere nei propri sogni senza rimpianti come cita il testo: “I am a gambler no surrender take the chance without regrets “. Nella vostra carriera musicale, ci sono stati momenti dove avete messo in discussione il vostro sogno di far musica?
Il testo di “The Gambler” è ingenuo e genuino, e ci continua a piacere perché rispecchia il noi degli inizi. Non è stato facile tra università, lavoro, e pandemia poi. È un problema di tutte le band, in un’epoca in cui tra l’altro i musicisti si devono anche improvvisare social media manager. The Gambler è il nostro grido dal passato che ci ricorda di stringere i denti per provare stare lì in equilibrio a cavalcare quell’onda.
Nel 2020 è uscito il vostro primo vero e proprio disco “Tutti i nostri bug”. In quest’album voi sperimentate tante sonorità diverse. Un esempio tra tutti è il brano “Overdose”, che inizia con i soli accordi di una chitarra fino ad arrivare a metà canzone dove per alcuni minuti si ascolta una strofa fatta dal fiddle (violino) e cornamuse, strumenti tipici della musica irlandese. Come è nata l’idea di inserire elementi folkloristici nei vostri brani comunque rock?
Siamo fortemente italiani, nel modo di scrivere i pezzi e di vedere la musica. Ma il folk è una spinta che abbiamo dentro. Cerchiamo di fondere le melodie tipiche del rock italiano e l’energia del folk. È bello vedere il pubblico cantare e poi ballare come in terza classe sul Titanic. O almeno è quello che proviamo a fare.
Il vostro ultimo brano si intitola “Quasi Quasi” ed è la rivelazione esplicita di tutti i tormenti interiori che affliggono il protagonista. Nonostante l’angoscia e le paure raccontate nelle strofe, il ritornello si apre con una esplosione rock che è un incoraggiamento al protagonista di continuare a combattere per ciò in cui crede e trovare il suo posto nel mondo. Voi sentite come band di aver trovato il vostro posto nel panorama musicale odierno?
È una versione un po’ più matura di “The Gambler“. Il protagonista è sempre lui, un po’ più vecchio, scontratosi con la realtà. Lui alla fine trova il suo posto, ma è veramente il suo posto definitivo? Rimane ancora appeso a quei desideri, è rimasto assuefatto da quelle lotte contro quell’inferno che ha sconfitto. Come se volesse tornare combattere. Noi siamo un po’ così. Forse non troveremo mai il nostro posto, ma siamo sempre più convinti di provare a fondere questi due mondi di cui vi abbiamo parlato oggi.
Avete calcato palchi importanti come l’Hiroshima Mon Amour a Torino e l’Alcatraz a Milano, avete vinto anche il primo premio all’European Context 2018 al Montelago Festival, ma in questo 2023, quali altre belle novità dovremmo aspettarci da parte vostra?
Stiamo scrivendo tanti brani nuovi, che faremo uscire entro quest’anno. Ma di sicuro ci vedrete live, tra Torino e festival estivi, perché è proprio quella live la dimensione che ci appartiene di più.
a cura di
Elisa Manzini