Simple Plan + Avril Lavigne + Sum 41 – I-Days Festival, Milano – 9 luglio 2024

Proseguono gli Idays di Milano con un trittico che ha fatto la storia del pop punk e che ha radunato migliaia di fan nostalgici e vogliosi di scatenarsi

Se si pensa al pop punk dei primi anni 2000 non si può non pensare ai Simple Plan, a Avril Lavigne e ai Sum 41, che con le loro canzoni hanno accompagnato l’adolescenza e il periodo emo di molti – anche se, come ci ha tenuto a dire Pierre Bouvier, cantante dei Simple Plan, “Emo is not a phase” -.

Tutto questo ha fatto sì che, nonostante la giornata torrida, moltissimi fan si siano radunati per assistere a un concerto che si prospettava senza dubbio energico e divertente.

Simple Plan

Puntualissimi iniziano i Simple Plan che mostrano fin da subito la loro bravura nell’intrattenere e far divertire il pubblico con la loro verve e le loro canzoni, particolarmente adatte anche al clima estivo.

Il frontman Pierre Bouvier interagisce molto con i presenti tra una canzone e l’altra, facendo anche qualche battuta e provando a parlare un po’ di italiano.
I momenti migliori del concerto sono stati senza dubbio “Welcome To My Life”, canzone che ha reso famosa la band, cantata a squarciagola dal pubblico, i palloni da spiaggia lanciati sulla folla per “Summer Paradise”, “What’s New Scooby Doo” con dei ballerini con il costume del protagonista della canzone e infine il crowd surfing del batterista Chuck Comeau durante “I’m Just a Kid”.

Possiamo dire che i Simple Plan hanno saputo scaldare a dovere l’atmosfera già bollente per fattori atmosferici.

Avril Lavigne

A differenza dei colleghi prima di lei, Avril Lavigne si è fatta attendere non poco, iniziando con ben 20 minuti di ritardo e, per di più con dei problemi audio piuttosto evidenti.
Infatti l’inizio del concerto della cantante canadese non è stato dei migliori, con diverse incertezze vocali e un’uscita dal palco per cambiare microfono.

Ma questo non è bastato a far perdere l’entusiasmo a tutti i fan presenti per la scoppiettante “Girlfriend” e per la famosissima “Complicated”.
Avril, però, ci mette un po’ di tempo a scaldarsi e inizialmente sembra quasi svogliata e poco entusiasta (molti hanno attribuito questa cosa alla malattia di Lyme da cui la cantante è afflitta da molti anni). Con il passare delle canzoni, però, ha preso sempre più verve fino al picco massimo raggiunto con “Sk8er Boy”.

Molte pause e tanti video su schermo hanno contribuito a spezzare un ritmo già restìo a decollare e hanno reso il concerto meno entusiasmante di quanto sarebbe potuto, e forse dovuto, essere.

Sum 41

Anche i mattatori della serata arrivano con un po’ di ritardo, ma rimediano immediatamente con un inizio di fuoco composto da “Motivation” e “Hell Song” che hanno fatto saltare e cantare tutto il pubblico.

Nel momento esatto in cui sono saliti sul palco i Sum 41 ci siamo tutti dimenticati della stanchezza, del caldo e delle zanzare e abbiamo iniziato a scatenarci al ritmo delle canzoni che hanno segnato la nostra adolescenza e, per molti, la stanno segnando proprio adesso.

Se c’è una cosa che Deryck Whibley e compagni hanno è l’energia e la capacità di trasmetterla con la loro musica. Il frontman sembra sempre in grande forma e non smette di muoversi un secondo sul palco, saltando e andando avanti e indietro per farsi vedere da tutti.

Saggiamente, però, i Sum 41 hanno alternato pezzi adrenalinici come “No Reason” , “Into Deep” e “Still Waiting” con ballate come “Pieces” e “With Me” che hanno fatto cantare a squarciagola tutti i fan presenti.

A fine concerto Deryck ricorda la triste notizia dello scioglimento della band, provocando non poco disappunto tra i presenti, che porta il frontman a esclamare “Ehm…grazie? Credo?”, ma subito dopo lo scrosciante applauso annuncia che torneranno a Novembre all’Unipol di Bologna.

Conclusioni

Tra fiamme sul palco e sulla nostra stella che, in giornate come questa sembra fin troppo vicina, il trittico pop punk ci ha regalato un concerto davvero unico, in cui sono riusciti a far ricordare ai fan più “vecchi” quei momenti in cui ascoltavano i loro album nel lettore cd nelle loro camerette e cantavano a squarciagola quando erano da soli in casa, sperando che nessuno li ascoltasse.

Sì, se ve lo state chiedendo, mi riferivo a me stesso.

Tutte queste band hanno fatto parte della mia adolescenza, accompagnandomi in momenti belli e brutti della vita, e sono sicuro che fosse così anche per la maggioranza dei presenti al concerto.
Perché alla fine la musica e i concerti servono anche a questo, a ricordarci che possiamo sempre contare su di loro per stare meglio e, qualche volta, anche per illuderci che il tempo non passi.

a cura di
Edoardo Iannantuoni

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