Voina – 20 gennaio 2023, Wishlist Club Roma

Dopo tantissimo tempo, i Voina tornano a Roma. Scaldano la nostra notte più fredda

I Voina dal vivo sono punk. Come dice il loro nome: i Voina sono guerra. Ma andiamo per gradi.

Sold out la loro data romana al Wishlist Club. In quella che speriamo sia la serata più fredda dell’anno, nel cuore del quartiere studentesco di Roma, San Lorenzo. Arriviamo al piccolo, nero e accogliente Wishlist Club: una delle poche realtà che danno ancora spazio e possibilità di suonare a tutti. Entriamo, c’è Voina scritto su tutti i muri. I romani ritardatari arrivano con calma e alle 22.30 inizia a suonare la band di apertura: Seggiani.

I Voina nel backstage alle prese con l’outfit. Il pubblico impaziente che beve, applaude e si diverte. In fondo alla sala, come sempre, il loro bel banchetto del merch e una carovana di amici che è partita per accompagnarli. 

I Voina sono un band, forse ormai più una banda visto il numero dei componenti, abruzzese. Precisamente di Lanciano, lo dicono appena salgono sul palco. 

“Siamo i Voina e veniamo da Lanciano”, imitando o facendo il verso a qualcuno un po’ più grande di loro.

Un’altra cosa che dicono, subito dopo la prima canzone, è che non suonavano a Roma da tantissimo tempo. Ed effettivamente è questo il motivo per cui eravamo così tanti ad essere lì per poterli riabbracciare. Dopo tanto tempo è strano vederli: c’è qualcosa di diverso e qualcosa di sempre uguale. Loro sono cambiati, aumentati, e la setlist non è quella di un tempo. Meno Alcol schifo e nostalgia, più Yoga. Un frontman più maturo, vuoi perchè ora è professore, o perchè padre, o perchè marito. 

I suoi testi sempre più riflessivi, la musica sempre più elaborata. Un palco piccolo, completamente riempito da Ivo Bucci (voce), Nicola Candeloro, Domenico Candeloro, Mattia De Iure, Andrea Paone, Mauro Bucci, e tutti i loro strumenti. 

La prima canzone è Io non ho quel non so che e subito dopo Stranger things, una canzone dedicata ai nostri lati peggiori e ai momenti in cui vengono fuori. Il pogo è sfrenato già dalle prime canzoni, ma c’è chi da sottopalco trova il tempo, e l’affetto, per allacciare una scarpa ad Ivo. 

Poi Blu, Occhi di Corvo, Luna Park. Prima di Adderal parte una base strana, le facce del pubblico perplesse. È la pubblicità dell’Adderal, dice Ivo, e continua: “Ho sempre pensato che le droghe dovrebbero far divertire, far spegnere il cervello, è assurda una droga che aumenta le prestazioni neurali per essere più produttivi sul lavoro”.

Suonano Superfluo e poi una canzone che uscita in un momento particolare, complesso. La canzone è Stanza e tutti ricordiamo il video che uscì durante la pandemia composto da tanti piccoli spezzoni inviati dai fan mentre erano soli e chiusi nelle loro stanze. 

“È nella sofferenza che dobbiamo unirci. Quando si è felici si può stare anche da soli, quando siamo tristi invece bisogna stare in compagnia”  

– Ivo 

La suonano in versione acustica ma il pubblico è troppo bravo nel cantarla, il ritornello gli viene completamente affidato. 

Si continua senza pause e senza tanti discorsi: Berserk, MDMA, Bere e Le ore piccole, la canzone più felice delle canzoni felici. 

Arriva il momento fitness, in cui il pogo è così animato che sembra muovere anche i muri, quello di Hype

Dopo Calma apparente e Ciminiere, scendono dal palco,  pausa di pochi secondi e poi tornano per le ultime due.

La prima “è una canzone che non abbiamo fatto per tantissimo tempo, ogni volta che la cantavo piangevo come un bambino e ne uscivo devastato”, dice Ivo. “Ma non farla davanti a voi mi sembra davvero un’offesa mortale”

Questa canzone è Funerale, una canzone dedicata a tutti, perché tutti abbiamo vissuto il tema complesso della perdita. Tutti abbiamo provato l’assenza. E per assurdo più il tempo passa più l’assenza fa meno male, però allo stesso tempo dimentichi e dimentichi anche le cose belle. 

“Io per ricordare Marcello, oggi ci sono anche i miei amici di Lanciano che hanno vissuto con me Marcello…”. Visibile la sua commozione accarezzata dal nostro applauso. “Dicevo, se non passiamo attraverso il dolore non possiamo ricordare nemmeno le cose belle, non possiamo cancellare il dolore, meglio attraversarlo. E se lo attraversiamo insieme è ancora meglio, cantiamo insieme, questa è per Marcello e per chiunque abbia perso qualcuno.”

Questa canzone, per me e per tutti è sempre un momento catartico. Cantiamo in coro, l’ultima parte recitata come una poesia, poi le chitarre a sbriciolare il dolore che si alza come fumo fino al soffitto. Io, i Voina, li conobbi nel 2016, live, proprio con questa canzone e il mare emotivo e sincero che crea in una sala.

L’ultima canzone è Ossa, una canzone d’amore. La loro unica canzone d’amore. Non è stata scritta per noi ma ce la dedicano: “Voi siete il senso di tutto, grazie, vi amiamo!” 

Un amore del tutto sincero. Un amore normale, quello della frase iconica di questa canzone. Una frase iconica per molte vite. Una frase iconica per i concerti dei Voina e chiunque ci sia stato almeno una volta. 

“Ti prego andiamo a fare schifo insieme!”, alla prossima amici.

a cura di
Lara Melchionda

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