Conosciamo insieme il gruppo più conosciuto del genere hardcore-punk italiano

Gli Alfatec sono una band italiana originaria di Firenze, da tempo è la più apprezzata dal sottobosco musicale cittadino (quello più sporco) e nazionale. Attivi dal 2004, portano avanti la “bandiera nera” dell’hardcore-punk più spinto e tirato. Durante la loro carriera hanno collaborato con diversi gruppi internazionali. Gli Alfatec non finiscono mai di stupire. Come da loro annunciato sui social, il 31 marzo 2022 uscirà il terzo e nuovo album intitolato “A thousand tears“!

Biografia

La band fiorentina è formata da quattro componenti: Tommaso Maggiorelli alla voce, Gilberto Rossi alla batteria, El-barto alla chitarra e Daniele Marzocchi al basso. Anche se il gruppo nasce nel 2004, la loro avventura musicale inizia nel 2005: a novembre si esibiscono nel loro primo concerto dopo il quale riscuotono un grandissimo successo, così, nella primavera del 2008, esce lo split con il gruppo punk olandese This Rountine is Hell.

Nell’anno successivo, nel 2009, esce il CD”7” e poco dopo l’EP “Brainphobia“. Nel 2011 pubblicano il loro primo album dal titolo “Full lenght self titled“. Passa un po’ di tempo, ma nell‘estate del 2013 esce uno split internazionale in collaborazione con gli indonesiani Seized seguito da un tour di undici date nell’isola di Java (Indonesia). Per finire, nel 2014, esce l’ultimo album della band intitolato “Otium“.

La carriera

Gli Alfatec, gruppo hardcore-punk, attivo dal lontano 2004, durante il loro percorso han raggiunto tre traguardi importanti: due dischi (“Full lenght self titled” e “Otium“) e uno split con gli olandesi This Routine Is Hell. Quest’ultima iniziativa li hai visti cimentarsi in un’attività live che ha toccato diverse località italiane e soprattutto estere (Grecia, Slovenia, Lituania e Ungheria tra le varie). Hanno potuto così condividere le proprie sonorità e son riusciti a far capire che anche in Italia ci sono band che sanno il fatto loro, che nella valigia caricano tutta la loro esperienza e passione. Fanno riempire di orgoglio l’underground fiorentino alla velocità di un paio di minuti a pezzo.

La band ad oggi è una delle migliori e più consolidate a livello locale, trova la propria ispirazione nelle note americane di fine anni ’80 e riesce a miscelarle sapientemente, il risultato? Un sound più “straniero” che italiano. I testi parlano di vita quotidiana, esperienze personali, politica, religione, ingiustizie.

Full lenght self titled

Nel 2011 gli Alfatec, pubblicano il loro primo album intitolato “Full lenght self titled“. Propongono un sound che non si distacca troppo dai lavori precedenti rimanendo fedeli alla loro linea musicale. Offrono un hardcore vigoroso e ispirato, scarno negli elementi come piace ai cultori del genere (chitarra, basso, batteria, voce e nulla più). 

Video clip di “17 Nightmare”

Nell’album ci sono tredici tracce veloci, immediate e tirate, ma la carica emotiva che ne scaturisce è la stessa. Tommaso Maggiorelli orchestra sapientemente le dinamiche schiette ed efficaci della parte strumentale. Il tono vocale è forte e sporco al punto giusto, enfatizza e trascina le tredici canzoni della tracklist conscio di avere alle spalle dei musicisti che sudano sulle corde e spezzano le bacchette e che mai si lasciano andare a inutili divagazioni. Questa maestria si vede moltissimo nel pezzo “17 Nightmare: diretto e potente è cantato in modo ossessivo, accompagnato da un basso granitico e una chitarra tagliente. Il tutto è stato ripreso in un bel video, il primo della band fiorentina. 

Otium

Ecco che gli Alfatec, nel 2014, pubblicano l’ultimo album: “Otium” prodotto da Moonlight records. Come tutti gli altri lavori della band fiorentina è un pugno nello stomaco. Già la prima traccia, “Last Dose“, è travolgente, un vero carro armato sonoro che promette molto bene sul resto dell’album. Dal sound che ci fanno ascoltare notiamo la crescita sia artistica che musicale della band.

Il sound è cambiato e si sente, le registrazioni sono ottime e tutto è ben dosato, dalla voce trascinatrice di Tommaso Maggiorelli alle rincorse esplosive della parte strumentale. La chicca del disco è che nonostante l‘estrema cura nei dettagli si riesce a mantenere sempre quel certo piglio sporco che è la matrice del genere.

Inoltre, a impreziosire l’album è anche l’immagine di copertina. L’illustrazione, fatta a mano e poi digitalizzata, riprende una tipica maschera del teatro tradizionale Thailandese, a cui gli stessi Alfatec sono molto legati per la loro celebrità in terra d’oriente.

Conclusione:

Gli Alfatec, nonostante cantino e suonino un genere poco ascoltato dal pubblico italiano, durante la loro carriera sono stati apprezzati da un pubblico internazionale. Questo successo deriva anche dal fatto che suonano per passione, amano quello che fanno e provano a farlo nel miglior modo possibile.

Non sono proprio una band politicizzata, ma supportano e sostengono qualsiasi realtà lotti per un miglior posto dove vivere. È una band con una dimensione prettamente live poche sciocchezze e molta sostanza, chiunque abbia voglia di farli suonare sa dove trovarli.

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A cura di
Sofia Neri

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