Gli All Time Low ritornano all’opera, cavalcando come uno tsunami l’ondata più pop che punk dei primi anni venti

Per chiunque ricordi a menadito i primi dischi degli All Time Low, potrebbe suonare un po’ strano il fatto che la pop punk band del Maryland festeggi quest’anno vent’anni di attività come band. E quale modo migliore per farlo se non pubblicando il nono album in studio “Tell Me I’m Alive”?

All Time Low
La band al completo
Entrando nel disco

In apertura del disco troviamo la traccia che da il nome all’ album, “Tell Me I’m Alive”. Con il recente ringiovanimento del pop-punk e un afflusso di nuove band che entrano nella scena, era giusto aspettarsi che anche il disco lo riflettesse. Tuttavia Tell Me I’m Alive si allontana da questo e abbraccia più il pop e meno il punk. “Modern Love” inizia come se fosse un pezzo di un musical Disney, e si trasforma in una canzone sulle difficoltà degli appuntamenti nei tempi moderni.

Il frontman Alex Gaskarth è un vocalist superbo, ci sono meravigliose armonie vocali in brani come “Are You There” e “Sleepwalking”, dove si avvicina quasi alle tonalità di The Weeknd. L’ultimo singolo, “Calm Down”, accompagnato da un video musicale comico e raccapricciante allo stesso tempo, sembra essere da subito tra i preferiti dei fan. Pieno di emozione e che riecheggia i sentimenti di molte persone riguardo al mondo in cui abbiamo vissuto negli ultimi anni.

Sebbene gli All Time Low sembrino subire molto più l’effetto mainstream rispetto ai loro ultimi lavori, in realtà i momenti salienti dell’album provengono dai pezzi più old school. “Kill Ur Vibe”, “English Blood // American Heartache” e “The Other Side” ci ricordano le radici del gruppo e dimostrano che la band è ancora in grado di scrivere autentiche tracce pop-punk degne di essere chiamate tali.

All Time Low
La copertina dell’album
Conclusioni

Il disco scorre con una formula piuttosto standard, alcuni pezzi killer, ritornelli da cantare a lungo e un ammiccamento notevole alle nuove influenze. Dal punto di vista sonoro c’è una certa influenza pop nei suoni che producono, anche se a volte c’è la sensazione che avrebbero potuto diventare un po’ più oscuri, più duri. “Kill Your Vibe” suona come se stessimo guidando lungo la Route 66 con la cappotta abbassata, una vera canzone estiva che se suonata dal vivo sarebbe una tempesta, mancherebbero solo gli accendini a mezz’aria.

In questa fase della loro carriera, la band si trova completamente a suo agio nei propri panni. Sanno cosa vogliono e soprattutto sanno cosa vogliono i loro fan, quello che vogliono sentire. Vogliono pezzi più pop, da poter cantare insieme ai propri idoli dopo essersi persi nel disco. Non dev’essere chissà quanto maturo o intelligente, ma aperto e divertente, un flusso di energia nelle vene.

A questo punto della loro carriera la band realizza e consegna i suoi prodotti, e in questo caso l’album non ha bisogno di essere analizzato o sezionato, ma semplicemente ascoltato e goduto con leggerezza.

Che è quello che vi consigliamo di fare.

a cura di
Mattia Mancini

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