“Steve Vai presents: Vai / Gash”: il disco perduto

Steve Vai / Gash - copertina dell'album - distorsioni sonore

È stato registrato nel 1991, ma esce solo ora. Elaborare un lutto non è facile e Steve Vai decide di omaggiare l’amico scomparso facendoci ascoltare cosa combinarono in quella sala di registrazione

Due amici, appassionati di Harley-Davidson e rock

Un incidente, nel 1977, regala ustioni per circa il 60% del corpo e con i medici, nei primi giorni di ospedale, sentenziano: “Se sopravvive, vivrà con atroci dolori”. Invece, tra riabilitazione e sofferenza, Johnny “Gash” Sombrotto torna in forma.

Torna sulla sua moto e dopo alcuni anni incontra un personaggio particolare. Come lui, anche Steve ha il pallino per le Harley e la musica rock, ma è anche musicista di professione, con una carriera che l’ha portato a collaborare con Frank Zappa, Alcatrazz, David Lee Roth e Whitesnake. Anche i suoi lavori solisti iniziano ad avere un riconoscimento in tutto il mondo.

Il bello di creare qualcosa insieme

Gash continua per la sua strada, ma per un paio di settimane, nel 1991, i due decidono di intervallare i giri in Harley con la registrazione di un disco. Johnny “Gash” ha una voce potente, bella, un gran talento, che sfrutta giusto in qualche serata tra amici (e in alcuni cori di “Sex & Religion” di Vai). Steve aveva qualche testa e qualche riff pronto, tutto sullo stile del rock anni ‘70, con temi incentrati sul mondo delle moto. Così, per divertimento. Poi, chissà, visto il successo di Steve, un modo per pubblicarlo prima o poi salterà fuori.

“Questo disco è stato scritto e registrato in una specie di flusso di coscienza nel 1991, credo in un paio di settimane. È stato scritto come risposta al mio desiderio di avere un particolare tipo di musica da ascoltare mentre giravo con i miei amici in sella alla mia Harley-Davidson. Sono reminiscenza di un certo tipo di musica rock che mi piaceva quand’ero ragazzo negli anni ’70.”.

Steve Vai
Parola d’ordine: elaborare

Il progetto rimane nel cassetto più di quanto Vai e Gash vorrebbero. Nel 1998, infatti, il cantante ha un secondo incidente in moto, questa volta mortale. Vai subisce la perdita dell’amico fraterno. Elaborare il lutto, per un artista, significa anche cercare di catalizzarlo in nuova musica. Elaborare un lutto fino in fondo (semmai si possa dire di riuscirci), significa anche avere la forza di guardare in faccia il passato senza l’istinto di scappare. Può scappare qualche lacrima ma, ehi, anche quelle sono terapeutiche.

È così che dopo oltre 30 anni Steve Vai pubblica il risultato di quelle registrazioni del 1991.

“Ho messo l’intero progetto da parte e l’ho ascoltato almeno una volta all’anno negli ultimi trent’anni, in particolare in occasione dell’anniversario della sua dipartita. Poi, negli ultimi tempi, qualcosa in me mi ha spinto a farlo uscire ora”.

Steve Vai

“Vai / Gash” è quello che non ci si aspetta comunemente da Steve Vai. È esattamente quello che ci si aspetta da chi è cresciuto con quello che oramai definiamo “Classic Rock”. Sferzate di anni 70 e ‘80, brani da perfetta audiocassetta da inserire nello stereo per un viaggio coast-to-coast (se non siete in America, va bene anche l’A14 da Pescara a Taranto).

Un album incastonato nel suo tempo

Quando il chitarrista elogia le doti canore dell’amico, non ha esagerato: voce potente e con un graffiato usato con dovizia, perfetta per questo genere e calibrata con un controllo degno dei più grandi professionisti.

Altro particolare che potrebbe stupire i più, la chitarra di Steve Vai non è mai soverchiante né sovrastante, bensì è al servizio dei brani. Ovviamente qualche vezzo tipico c’è, ma usato con parsimonia e solo dove serve. Questo per rimarcare come Vai, nonostante sia un indubbio esteta della chitarra e dello shredding, sa che non è necessario mettere per forza duecento note in ogni dove, ma anzi dosare e controllare la sua tecnica.

Ne deriva che “Vai / Gash” è un disco che rispecchia esattamente il periodo in cui è stato pensato, ma che con le sue 8 tracce scorre via con fluidità e gioia. Si fa godere per quello che è: un tributo a un genere che solo per cause di forza maggiore è diventato anche un omaggio a un amico di grande talento e con tanta, troppa sfortuna.

La copertina col nome di Vai quasi in secondo piano, con una bellissima foto di Johnny “Gash” Sombrotto in primo piano e un libretto che ne omaggia la vita, l’amicizia, le doti musicali e umane: “Vai / Gash” è un bel disco, una catarsi per Steve e un godimento per chi ama il rock classico.


Gash, ora che ti abbiamo ascoltato per bene, sappiamo quanto potenziale tu avessi.
Cheers, man.

a cura di
Andrea Mariano

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