Yungblud – Mediolanum Forum (MI) – 10 marzo 2023
Yungblud torna a Milano per la sua terza data in meno di un anno, dopo il concerto di giugno al carroponte e l’intimate as fuck all’Alcatraz a novembre. Ad aprire per lui c’era la band totally queer Arxx
Se qualcuno mi chiedesse di descrivere Yungblud in poche parole…non ci riuscirei. Il cantante britannico ha così tante sfaccettature ed è così imprevedibile che l’unico modo che si ha per poter entrare nel suo mondo e provare a capirlo è quello di andare a un suo concerto.
Sì perché tutto ciò che concerne la sua personalità, la sua vita, le sue paure, il suo passato e i suoi valori lui lo porta sul palco e lo trasmette attraverso le sue canzoni.
A lui piace descrivere il suo fandom come una grande famiglia che si rispetta e si ama, ed è davvero così.
Infatti alla fine dell’articolo vi farò un piccolo esempio per dimostrarvelo.
Ma ora andiamo con ordine e partiamo dall’inizio.
Inizio…bagnato
Alle 21.15 il grosso telo che nascondeva la scenografia e gli strumenti sul palco ha iniziato a trasmettere immagini di pioggia, accompagnate dal rumore di quest’ultima che è andato in crescendo fino a lasciare spazio anche al temporale.
Poi un’ombra si è stagliata al centro del telo: era Yungblud con corna e ali, come un demone pronto a scatenare l’inferno.
Il telo cade e rivela il cantante, vestito di nero, con tutta la band al seguito, in quello che sembrava un mattatoio di un manicomio, con ganci alle estremità di catene che pendevano dal soffitto.
Il delirio è servito: si comincia con “21st Century Liability” e la famosissima “The Funeral” che fanno scatenare subito il pubblico mettendo in chiaro fin dall’inizio che non c’è tempo per stare fermi.
Pubblico coinvolto
Si prosegue con altri grandi successi come “Tissues” e “Fleabag”, durante la quale Yungblud decide di scendere dal palco e andare a farsi un giro tra il pubblico, sugli spalti, ovviamente dal lato opposto a quello dove ci trovavamo noi (la fortuna, questa sconosciuta ndr.).
Ma il coinvolgimento del pubblico non termina qui, infatti subito dopo “Doctor Doctor”, il cantante scende di nuovo, stavolta recandosi dalla prima fila e fermandosi da una ragazza per chiedere di scegliere la prossima canzone, che poi è stata “Psychotic Kids”.
Poi tutto è diventato buio, Yungblud si è seduto e ha iniziato a leggere un libro intitolato “El and the mirror”.
El e lo specchio
Ho riflettuto se scrivere questa storia o meno, ma poi ho pensato che fosse troppo bella per non riportarla, perciò eccola qui.
“C’era una volta una persona di nome El, a loro non piaceva guardarsi allo specchio, odiavano quello che vedevano. Un giorno provò a rompere lo specchio ma venne risucchiata in un universo parallelo popolato da pericolose creature. Qui incontrò un ragazzo e una ragazza, con loro c’era un demone sorridente che diceva di essere loro amico e che avrebbe fatto finire il loro dolore attraverso dei desideri. La ragazza parlò per prima e disse che non voleva più odiare quello che vedeva nello specchio, così il demone fece sciogliere i suoi occhi in modo da renderla cieca. La ragazza iniziò a correre scappando ma non poteva vedere e fu raggiunta dai mostri che la fecero in mille pezzi. Il demone arrivò e disse “ecco, il tuo dolore è finito”. Poi fu il turno del ragazzo che disse di non volere più avere brutti pensieri, così il demone fece sì che la sua mente diventasse silenziosa, in modo che non potesse più pensare. Anche il ragazzo provò a scappare ma a sua volta fu raggiunto dai mostri e fatto a pezzi. Infine toccò a El, che desiderò che quel posto non esistesse più. Il demone disse che questo non l’avrebbe salvata, che avrebbe continuato a odiare ciò che vedeva allo specchio e ad avere brutti pensieri, ma El disse “lo so, ora esaudisci il mio desiderio”. Il demone iniziò a piangere, e le lacrime diventarono pioggia, che annegò i mostri a morte e riportò in vita il ragazzo e la ragazza. Poi la pioggia diventò fiume e riportò i ragazzi a casa. Una volta a casa El ripensò a quello che il demone aveva detto: odiavano ancora guardarsi allo specchio, odiavano ancora come faceva loro sentire, ma adesso sapevano che là fuori c’era una ragazza che si sentiva allo stesso modo e che non erano soli.
E non lo sei neanche tu.”
No, non ho sbagliato a scrivere, Yungblud ha usato il termine “persona” per descrivere El e il pronome “loro”. L’interpretazione la lascio a voi.
Dopo questa incredibile storia, accompagnata da immagini su schermo che ne aiutavano il racconto e la comprensione, lo show si è avviato verso la sua conclusione.
Fine dello show
Per concludere lo spettacolo non potevano mancare canzoni come “Mars” e “Sweet Heroine” che hanno fatto cantare in coro tutto il pubblico muovendo mani e agitando le proprie torce del telefono a tempo di musica.
Come sempre Yungblud ha usato una delle sue canzoni per farci abbracciare tutti e coccolarci a vicenda, per trasmettere amore e rispetto reciproco mentre cantavamo tutti insieme.
Siamo tutti parte di una grande famiglia, ed eccoci finalmente alla dimostrazione di cui vi parlavo all’inizio: mentre tornavo in metro una misteriosa ragazza che non conosco e non conoscerò mai ha deciso di condividere con me e suppongo anche con altri, il video che ha fatto a Yungblud mentre è salito sugli spalti, perché lei era da quel lato, e ha pensato che non fosse giusto tenere quel video tutto per sé.
Potrà sembrarvi una cosa stupida ma in realtà questo dimostra affetto reciproco.
Quello che sta facendo Yungblud, dunque, funziona ed è bellissimo. Fiero di far parte di questa famiglia.
Di seguito la scaletta del concerto.
21st Century Liability
The Funeral
parents
Tissues
strawberry lipstick
fleabag
Die for the Hype
Doctor Doctor
Psychotic Kids (Fan’s choice)
Anarchist
Sex Not Violence
mars
Sweet Heroine
cotton candy
I Think I’m OKAY (Machine Gun Kelly cover)
hope for the underrated youth
The Boy in the Black Dress
Loner
a cura di
Edoardo Iannantuoni
foto di
Mirko Fava