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Negli anni dei festival musicali che tendono a far riemergere la nostalgia dell’era Myspace, non sorprende che questi ragazzi abbiano colto l occasione per pubblicare un nuovo album. L’ultimo lavoro degli Atreyu, “The Beautiful Dark Of LIfe”, non solo fa rivivere il marchio emo, ma riprende da dove si erano interrotti.

Con “Baptize” del 2019, gli Atreyu hanno iniziato un nuovo corso, capitanato da Brandon Saller che ha preso il posto del frontman di lunga data Alex Varkatzas, portando un suono più raffinato e brillante. Anche se il singolo “Warriors” li ha visti scalare le classifiche statunitensi e ottenere milioni di ascolti in streaming, quell’album dava segni di una band che faticava a trovare la propria strada.

Tornando al presente, la band metalcore californiana ha deciso di intraprendere un’avventura narrativa iniziata nell’aprile 2023 con l’uscita dell’EP “The Hope Of A Spark”. A questo ne è seguito un altro in agosto, “The Moment You Find Your Flame”, e un altro ancora a novembre “A Torch In The Dark”. Queste tre parti vanno a comporre il nono album in studio degli Atreyu, The Beautiful Dark Of Life, quindi se vi viene un senso di dèjà vu ascoltando tre quarti di questo album, qui trovate la risposta.

Atreyu
La band al completo
Dentro l’album

Il disco segue una storia di disperazione speranza e scoperta di sé, incapsulando tutti gli elementi con un sentimento di giubilo. Puoi sentire la band suonare al meglio con passione, ma mentre alcuni momenti raggiungono picchi di una band che sembra ritrovare la sua vera forma, ce ne sono altri che quasi sprofondano nell abisso.

Una delle nuove canzoni, “Insomnia” vede la band all’apice delle sue capacità di scrittura, una sorta di inno agli Atreyu del passato, con il suo ritornello che getta una rete oltre tutti i confini, con la sua sensualità quasi pop e i ritmi melodici. È un vero momento di spicco. Questo non è un album hardcore e nemmeno metalcore, ma un hard rock incazzato e ambizioso.

C’è una pulsazione quasi industriale in “GOD-EVIL”, tutta l’angoscia si sfoga nei versi. Il ritornello trascinante di “Gone” è forse il momento più efficace di questo genere più commerciale. Non sorprende che “I Don’t Want To Die” sembri una ballata hair metal, dato che hanno fatto una cover di Bon Jovi nel loro album rivoluzionario. Tuttavia manca la grinta necessaria per distinguersi da band come gli Avenged Sevenfold.

A merito della band, la scrittura dei pezzi è solida quanto quella di Desmond Child o Aldo Nova, creatori dei brani radiofonici più importanti degli anni ottanta. “Immortal” rimane con lo status quo dell hard rock commerciale, con l immancabile urlato a riportare indietro i trentenni ai primi del duemila.

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Gli Atreyu nel backstage di un concerto
In conclusione

Questo crossover nu-metal con cui flirtano è un approccio molto interessante che li aiuta ad emergere e a giocare con generi incrociati. Entro la fine della prossima estate, dato che il mondo gira, i versi “rappati” di “Come Down” potrebbero dimostrare in retrospettiva che questi ragazzi sono in anticipo rispetto alla tendenza del genere.

La title-track che chiude l album si appoggia ai loro suoni precedenti, contrastati da un ritornello pop-punk. Per quello che risulta, possiamo dire che quest album sia ben prodotto, e porta un suono perfetto per essere suonato live. Inoltre è generalmente ben scritto, anche se tende maggiormente a una direzione pop-punk. Ma se questo spinge i fan più giovani a interessarsi alla musica al di fuori dei successi della top ten, allora ben venga.

a cura di
Mattia Mancini

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