“Call me”: l’anteprima del nuovo video di TUCCI

A quasi un mese dalla pubblicazione del suo primo EP, “My Cave”, TUCCI, ci omaggia di un nuovo lavoro, stavolta visual oltre che musicale.

In anteprima per Distorsioni sonore, infatti, possiamo presentarvi il nuovo lyric video di “Call me”, traccia contenuta in “My Cave”.

Nel primo frame – afferma l’artista – c’è una citazione tratta dal libro di Bram Stoker “Dracula”, uno dei principali riferimenti culturali del mio debut EP: un discorso sulla forza devastante della determinazione di un singolo uomo, che può alterare le ferree leggi del tempo per amore, che descrive e rievoca perfettamente il tema principale del brano, ossia l’esplosiva pulsione amorosa che è il motore dell’intero pezzo”.

Prima di arrivare al video però, ci piacerebbe spendere qualche parola sull’EP, un lavoro fatto di sperimentazione pura e ricerca ancestrale sulla condizione umana. “My Cave” riprende infatti (come la stessa copertina suggerisce) il mito platonico della caverna. La luce che si irradia il protagonista di questa narrazione è quella che gli permette di guardarsi dentro, di scandagliarsi e di far affiorare tutti i pensieri e le paure che provengono dalla sua musica.

Sonorità psichedeliche, unite a linee di basso massicce e granitiche sono alla base di questo nuovo lavoro per l’artista siciliano. Ad arricchire il tutto con un tocco shoegaze ci sono le chitarre di Mario Lo Faro dei Clustersun e la produzione esecutiva di Ivano “Pul” Pulvirenti.

“Call me” è l’ultima traccia dell’EP oltre che focus track del disco.

Un brano che esprime al massimo la dimensione onirica in cui TUCCI vuol far immergere il suo ascoltatore. Ed è per questo che per realizzare il video l’artista si è ispirato ad alcuni documentari degli Anni ‘70 in cui si sperimentavano diversi effetti psichedelici anche attraverso l’uso della telecamera analogica in 16mm.

Il video è dunque un viaggio che oltrepassa i confini spazio-temporali e che rievoca diverse caratteristiche della musica di Tucci: dalla grana, che rimanda al riverbero sognante della sua musica, alla saturazione quasi barocca dei colori, che rievocano la struttura esplosiva dei brani.

La composizione raggiunge il culmine nel roteare finale delle immagini, che accompagnano lo spettatore fino alla fine di questo viaggio allucinogeno, portandolo ad assistere ad un amplesso, la cui sensualità è amplificata dall’uso magistrale e creativo dello slide della chitarra suonata da Mario Lo Faro dei Clustersun.

a cura di
Ilaria Rapa

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