“Crawler” degli Idles è una svolta artistica

Tanta, ma veramente tanta sperimentazione in questo atteso quarto album della band post punk inglese, con il quale decidono di stupirci.

Un disco che parla di rinascita e di crescita personale, attraverso sonorità e testi profondamente diversi dai precedenti lavori della band

Tanta, ma veramente tanta sperimentazione in questo atteso quarto album della band post punk inglese, con il quale decidono di stupirci. E per fortuna oserei dire, gli Idles iniziavano a cadere nell’ambito della ripetizione, in una reiterazione costante del proprio sound. Ancora più sorprendente vista la velocità con cui hanno rielaborato un nuovo progetto dopo l’uscita nel 2020 di “Ultra Mono”.

Un ritorno in grande auge della band culto che ha sancito negli ultimi anni la rinascita del post punk nell’ascolto di massa. Grazie al loro precedente lavoro “Ultra Mono” avevano scalato le classifiche inglesi, quindi le aspettative nazionali su “Crawler” erano decisamente alte. Loro sono il gruppo British per eccellenza, sia per la voce sporca del cantante che per i retaggi culturali, i quali li hanno portati a riprendere band come i Radiohead, importando sempre il loro fare maggiormente scontroso e violento.

Sempre arrabbiati con tutti, nei loro brani non risparmiano nessun grado del potere e nessun aspetto della società odierna, urlano contro i razzisti, contro i fascisti, contro i maschilisti, gli omologati, contro chi è a favore della stramaledetta Brexit e contro chi in generale non rispetta e ama il prossimo!

Crawler
Copertina “Crawler”

“Sexual violence doesn’t start and end with rape, it starts in our books and behind our school gates”

(Mother – Idles)

Un disco, “Crawler”, ricco di ricerca sonora e testuale, nonostante i temi ricadano sempre sulle invettive anti-sistema, possiamo notare una crescita personale, un tentativo di scavare nel profondo, nell’intimità della vita. Lavoro pieno di pensieri malinconici e di storie di rigenerazione, senza mai rinunciare ad un impatto violento e deciso nei suoni.  

Risorgere degli abissi

In “Crawler” si parla molto delle vite personali dei componenti, con un riferimento particolare alla recente tossicodipendenza del frontman Joe Talbot, nel tentativo di effettuare una catarsi con la musica. Pensando ai traumi importanti della sua vita. Vengono raccontati incidenti in moto, eventi autobiografici come in “MTT 420 RR”, depressione e instabilità emotiva, fino alla difficoltà di non cedere ai brutti momenti, cercando di volersi bene per come si è.

Idles

I 14 brani, tutti inediti, sono stati registrati durante il periodo di pandemia ai Real World Studios, di proprietà di Peter Gabriel, e sono co-prodotti dal chitarrista Mark Bowen e da Kenny Beats. In passato già al lavoro con, tra gli altri, Vince Staples, Slowthai e Freddie Gibbs.

Il primo singolo dell’album “The Beachland Ballroom”, il cui titolo richiama una celebre sala da concerti in Ohio, rilasciato lo stesso giorno dell’annuncio è tenuto molto in considerazione dalla band. 

É la canzone più importante dell’album, davvero. ci sono tante band che attraversano le stanze piccole e sognano di entrare nelle stanze grandi. Essere in grado di scrivere una melodia soul come questa mi ha fatto andare, cazzo – siamo in una fase in cui ci è davvero permesso andare in queste grandi stanze ed essere creativi e non solo fare tutto come al solito e apprezzare davvero quello che abbiamo. La canzone è una specie di allegoria del sentirsi persi e del superarlo. È un pezzo che amo davvero cantare!”

(Joe Talbot)
Videoclip

I pezzi più riusciti dell’album? C’è solo l’imbarazzo della scelta. The WheelCar CrashStockholm Syndrome e specialmente Crawl,  forse la miglior canzone del disco, seppur una delle più rock nel senso tradizionale del termine. Un brano che potrebbe essere uscito nel 1979. Anch’esso come tutta la loro musica molto provocatorio. In “Stockholm syndrome” arrivano addirittura ad associare i reali a un drogato, facendoli sedere al bar insieme.

Un lavoro a cui si possono fare veramente poche critiche ben riuscito, con nuovi suoni rispetto al loro solito, decisamente più impegnato nella scrittura, poeticamente parlando, e con tutta l’anima rock che ci aspettiamo da loro! “Crawler” meriterebbe di riconfermare la loro precedente posizione in classifica e noi speriamo sia così! 

Questa è la tracklist:

  1. MTT 420 RR
  2. The Wheel
  3. When the Lights Come On
  4. Car Crash
  5. The New Sensation
  6. Stockholm Syndrome
  7. The Beachland Ballroom
  8. Crawl!
  9. Meds
  10. Kelechi
  11. Progress
  12. Wizz
  13. King Snake
  14. The End

a cura di
Francesca Calzà

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