Editors – Fabrique (MI) – 21 ottobre 2022

Dopo il successo della data estiva al Balena Festival di Genova dello scorso 19 luglio, la band di Tom Smith torna in Italia con due date a Milano e Bologna. Uno show fisico e intenso che dimostra come la band di Stafford dal vivo sia una vera e propria macchina da guerra

Nella storia di moltissime band arriva un momento nel quale, inspiegabilmente, sembra che le cose si fermino. Finisce la spinta creativa. Le canzoni diventano indistinguibili l’una dall’altra. I concerti si trasformano in grandissimi ‘greatest hits’ dal vivo nel quale i fan si accalcano sotto al palco solo per sentire pezzi usciti dieci, venti o addirittura trent’ anni prima. Tutto entra in un viscoso mare di melassa nel quale la parola ‘novità’ diventa sempre più evanescente. Questo temutissimo orizzonte degli eventi, per gli Editors, sembra ancora lontano, anzi lontanissimo.

Dopo 20 anni di attività e sette album pubblicati, la band capitanata da Tom Smith non cede di un passo rispetto allo scorrere del tempo. EBM, il suo ultimo lavoro, uscito lo scorso 23 settembre, ne è un fulgido esempio. Una rapsodia di post-punk, suoni industrial e soprattutto di musica elettronica – il titolo del disco è infatti l’acronimo di Electronic body music – nel quale le sapienti mani dell’ultimo arrivato in casa Editors, il Dj inglese Blanck Mass, sono riuscite a dare nuova linfa vitale al sound del gruppo.

Per promuovere la sua settima fatica, la band inglese si è imbarcata in un tour europeo autunnale di 18 date che ha toccato anche l’Italia con due concerti. Prima dell’Unipol Arena di Bologna, il gruppo ha deciso di esibirsi al Fabrique di Milano, uno dei migliori club musicali in Italia. 

Dopo il successo della tappa estiva al Balena Festival di Genova dello scorso 19 luglio, sono stati quasi 3.000 i fan che hanno deciso di riempire il locale lombardo per sentire dal vivo sia le nuove tracce di EBM sia classiconi come Smokers Outside the Hospital DoorsMunich e Papillon. Pezzi che, nel corso degli anni, hanno reso gli Editors una band apprezzata tanto dal pubblico quanto dalla critica musicale

Waiting for the fall

Ad allietare la platea del Fabrique che con lo scorrere dei minuti si sta riempiendo sempre di più ci pensano i KVB, duo nato dalla collaborazione di Nicholas Wood e Kat Day. Il loro sound minimalista, sepolto sotto pesanti strati di riverberi e delay, trae spunto dalla crepuscolare etereità di gruppi come My Bloody Valentine, Joy Division e i primi Cure

In poche parole, l’ideale colonna sonora per il viaggio di ritorno dal lavoro: quel magico momento della giornata in cui gli ultimi raggi del sole che muore illuminano l’abitacolo della tua auto di un arancione fosforescente. Il duo londinese riesce a rendere la spasmodica attesa per gli Editors più sopportabile. Impresa di certo non facile.

In This Light and on this Evening

Ore 21. Le luci si spengono. Tom e soci salgono sul palco puntuali come il treno svizzero che dal palco del Volkhaus di Zurigo li ha portati su quello del Fabrique di Milano in meno di un giorno. La band sfodera subito l’artiglieria pesante: Heart Attack e Strawberry Lemonade, due unghiate elettroniche con forti tinte industrial provenienti da EBM. Nel parterre, pur affollato, c’è spazio per muoversi anche nelle prime file: la situazione perfetta per godersi al meglio un concerto

Dopo le due scariche elettriche inziali, la band si lancia in Bones, un suo ‘blast from the past’ datato 2007 che fa diventare la temperatura del Fabrique a dir poco torrida. Dopo Karma Climb Picturesque, altri due pezzacci presenti nella tracklist del loro ultimo album, arriva il momento di un altro brano molto gradito dagli aficionados più accaniti della band di Stafford: In This Light and on This Evening, title track del suo terzo album del 2009.

Lo show prosegue spedito come un jet al decollo. Aiutati da un light show efficace nel valorizzare la potenza del loro sound gli Editors si dimostrano delle vere e proprie macchine da guerra, costruite per dare il massimo dal vivo. Poche parole e tanti, tantissimi fatti. Gli unici momenti di pausa tra un brano e l’altro sono dedicati a dei fugaci “grazi” e “grazi milli” inglesizzati verso il pubblico. 

Strange Intimacy

La carica elettrica che pervade il locale si distende quando Tom, accompagnato da una maestosa Gibson SJ-200 Sunburst, si butta a capofitto in una scarna e viscerale versione di Nothing. Ancora una volta va in scena l’inspiegabile difficoltà del pubblico italiano nel battere le mani a tempo, soprattutto quando non c’è una batteria che tiene il ritmo. Eppure, il pezzo era in 4/4. Cazzo era facile. Forse il pubblico del Fabrique avrebbe dovuto vedersi prima del concerto il tutorial di Faso degli Elio e le storie tese sul corretto uso del clapping durante i concerti.

Dopo Blood Smokers Outside the Hospital Doors, due canzoni prese a piene mani dal suo repertorio storico, il gruppo attacca con la depeche-modiana Kiss, probabilmente il pezzo più cool di tutto EBM. Tutto il pubblico canta a squarciagola “I wish you knew the way I feel/Because the way I feel just can’t be described” l’ultimo, seducente refrain, che ostinatamente si ripete come un mantra nell’ultima parte del pezzo.

Nuotando in un mare di luce blu, la band intona la psichedelica No Harm. I 3.000 del Fabrique rimangono ipnotizzati dalle ondate di marea sonora che escono dagli amplificatori su cui la voce di Tom veleggia leggera come un’imbarcazione dell’America’s Cup. Proprio come il loro ultimo album, gli Editors concludono il set con Strange Intimacy, un pezzo che racchiude al suo interno le loro due anime: un perfetto bilanciamento tra le contemporanee sonorità elettrowave e gli echi post-punk degli esordi. 

An End Has a Start

Dopo aver abbandonato il palco per qualche minuto, il sestetto torna sul palco accolto dagli applausi e dalle urla di gioia del pubblico. È giunto il momento dei bis. Le ultime canzoni sono la santissima trinità per i fan della band. Tom Smith e soci si lanciano in rapida successione in An End Has a StartMunich e Papillon. Migliaia di braccia alzate verso il soffitto del locale salutano la band dopo quasi due ore di show intenso, fisico e coinvolgente.

Si alzano le luci. Le note di Walk on the Wild Side di Lou Reed accompagnano i 3.000 spettatori del Fabrique verso uscita. Il senso di nostalgia che pervade sempre la fine di un concerto viene sovrastato dalla consapevolezza che, finché esisteranno band come gli Editors, questa epoca musicale non sarà mai completamente da buttare.

Ecco la setlist della serata:

Heart Attack

Strawberry Lemonade

Bones

Karma Climb

Picturesque

In This Light and on This Evening

Sugar

Magazine

All Sparks

Vibe

The Racing Rats

Frankenstein

Nothing (Tom acoustic solo)

All the Kings

Blood

Smokers Outside the Hospital Doors

Kiss

No Harm

Strange Intimacy

Encore:

An End Has a Start

Munich

Papillon

 a cura di
Luca Barenghi

foto di
Silvia Macini

Seguici anche su Instagram e Facebook!

LEGGI ANCHE – I VERDENA RITORNANO COL BOTTO! ECCO A VOI: “VOLEVO MAGIA”
LEGGI ANCHE – STRATOVARIUS, “SURVIVE” – L’ECOLOGISMO E IL TENTATIVO DI SOPRAVVIVERE (ANCHE A SÉ STESSI)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *