Queens of the Stone Age – In Times New Roman

Nel loro disco più arrabbiato degli ultimi anni, i Queens Of The Stone Age ritornano alle basi mentre il cantante affronta i suoi tumulti interiori.

Come tanti di noi, Joshua Homme ha avuto anni difficili, anche se a differenza nostra, i guai del frontman dei Queens Of The Stone Age sono stati schizzati in prima pagina sulla stampa musicale. É stato coinvolto in un’aspra disputa per l’affidamento con l’ex moglie, ha subito un intervento chirurgico a seguito di una diagnosi di cancro, e ha perso molti amici intimi tra cui l’ex compagno di band Mark Lanegan.

“Questi sono stati i quattro anni più bui della mia vita”

Ha dichiarato Homme recentemente, che per un periodo ha dovuto isolarsi dalla musica. La stessa musica è quindi diventata uno sfogo per il suo dolore, un piano di trattamento più terapeutico di tutte quelle droghe che ha citato in “Feel Good Hit Of The Summer”.

Il risultato, “In Times New Roman” è il lavoro più pesante e rabbioso del gruppo stoner rock dal sottovalutato “Era Vulgaris” del 2007. Le accuse ribollenti di “Paper Machete” danno il ritmo presto : Homme si scaglia contro un aguzzino senza nome, su potenti accordi stridenti che suonano e rimbombano come dovrebbe fare una canzone dei Queens Of The Stone Age. Eppure la canzone suona in qualche modo preliminare e deludente, come se Homme avesse bisogno di togliersi qualcosa dal petto.

Queen of the stone age
La copertina dell’album
Dentro l album

Interamente autoprodotto e privo di ospiti di alto profilo, In Times New Roman è più ermetico del solito. Essendo l’unico membro permanente della band, Homme elimina le macchinazioni dance rock cromate di “VIllains”, e cerca di riportare la band a una primitività blues. Ma spesso i risultati sono contrastanti, in “Obscenery” troviamo un groove tiepido di chitarre che fa da tela ad alcune delle rime più goffe del disco.

I brani più avvincenti approfondiscono la rabbia con lampi di umorismo e ironica introspezione. Il singolo principale “Emotion Sickness” alterna fluementemente esplosioni ad alto livello di ottanio di chitarra danneggiata dall’acido, e un ritornello che si inserisce tra le costolette melodiche della band. “Baby non ti importa di me” dice il ritornello, come i brani precedenti la canzone allude al divorzio di Homme, ma c’è una giocosità, un eccitante tira e molla tra melodia e attacco, che ricorda le vette più alte della band.

Le canzoni migliori di in Times New Roman si nascondono nella seconda metà dell album, risultando in un’esperienza insolitamente sbilanciata. Le cose si ravvivano con la traccia numero sei “Carnavoyeur”, un lamento stratosferico con un bagliore sfuggente e pieno di sentimento. É la prima canzone che porta un sentimento distaccato, quasi zen, dalla tragedia personale.

Homme evoca una sorta di “lasciarsi andare”, una liberazione dal tormento. La canzone sanguina in una foschia di archi, prefigurando l’intrigante pezzo orchestrale post “Kashmir” di “Sicily”. É una melodia seducente, diversa dal catalogo dei Queens Of The Stone Age, che evoca una sete di degrado romantico.

Queen of the stone age
La band al completo
Conclusioni

I Queens Of The Stone Age non sono cambiati molto dal secondo round di Bush, ma dopo un lungo periodo di inattività e conflitti personali, è incoraggiante sentirli ancora fare un baccano così diabolico. Le immagini Apocalittiche abbondano in “Straight Jacket Fitting”, Homme snocciola una serie di nemici dell’umanità, e conclude dicendo che il mondo non ha bisogno di essere salvato.

Nel periodo di massimo splendore dei Queens Of The Stone Age, i loro brani erano abbastanza esplosivi da sembrare che il mondo stesse davvero finendo. In In Times New Roman, i Queens Of The Stone Age evocano l’inesorabile dolore di sentire il proprio mondo crollare e, nei loro momenti più potenti, trasmettono sia la devastazione che il lungo strisciare indietro dall inferno.

a cura di
Mattia Mancini

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