“Sul precipizio” con Luca Gemma

Sul precipizio” è il nuovo singolo di Luca Gemma, fuori per Adesivadiscografica, l’artista di stanza a Milano, ci porta in un viaggio introspettivo.  “Sul precipizio” è un brano in quattro quarti in cui la chitarra acustica accentua il backbeat e trascina tutto dall’inizio alla fine. Noi lo abbiamo intervistato per farci raccontare qualcosa in più!

Ciao Luca benvenuto partiamo subito parlando del tuo nuovo singolo “sul precipizio”, raccontaci da quali ispirazione nasce questo brano!

Io scrivo in modo molto libero. Mi metto alla chitarra o al pianoforte, suono una sequenza di accordi e  comincio a cantare mischiando l’inglese con l’italiano, seguendo un flusso di coscienza con il quale cerco le parole che suonino bene su quel pezzo e sulla metrica della melodia che piano piano si sviluppa. Non parto mai da un argomento prestabilito né da un’idea di arrangiamento musicale, piuttosto mi lascio guidare. È stato così anche per il nuovo album. Ci ho messo cinque anni, ma le canzoni hanno preso la loro forma definitiva in questi ultimi due in cui tutto si è fermato, soprattutto nella musica, e mi sono servite a superare la mancanza di contatto umano con l’esterno.

Come descriveresti il tuo modo di fare cantautorato?

‘Come Modugno suonato da Paul Weller alla festa di David Byrne’ è la frase che uso, anche con me stesso, per indicare i miei punti cardinali, le cose che più mi hanno ispirato: la canzone d’autore italiana dagli anni 60 in poi, i songwriter e le band inglesi che hanno attinto al soul, al rhythm’n’blues e alla black music in generale, e quelli americani che hanno una scrittura sbilenca e piena di groove. Quindi potrei anche dirti ‘come De Gregori suonato da Joe Jackson a casa di Beck’!

Nel tuo ultimo singolo affronti il tema della solitudine e la difficoltà di salvarsi quando si è sull’orlo di un precipizio: qual è, in questi casi, una possibile soluzione?

Io la vedo nella frase che ripeto alla fine della canzone ‘lascia stare tutto e vienimi a salvare’. La pandemia è la recente dimostrazione che non ci si salva da soli su questa terra, né ora, né mai, eppure facciamo finta spesso di non saperlo. Siamo troppo abituati a non andare oltre la superficie delle cose e il nostro piccolo orizzonte, il che è sicuramente più confortevole. A me invece piace stare un po’ in bilico sul precipizio.

In passato hai suonato su numerosi palchi In Italia ma anche all’estero: è un’esperienza questa che, data la situazione attuale, fatichi a compiere oggi?

Quando uscirà l’album, a fine settembre, ricomincerò a suonare in giro tra Italia e Francia, come ho fatto fino a fine 2019. Difficilmente tornerò in Australia purtroppo!

Ci sono degli artisti che ti hanno ispirato particolarmente per la scrittura del tuo singolo?

Nel tempo in cui ho scritto e registrato l’intero album tra le cose che più mi sono piaciute ci sono gli Eels, Matt Berninger e i National, Mark Lanegan, Sufjan Stevens, Fink, Beck, Paul Weller. E ‘Anima latina’ di Lucio Battisti.

Prima di lasciarti ti chiediamo se stai già lavorando a dei progetti futuri!

Per ora devo pensare all’uscita di questo disco, che avverrà a settembre, e a come suonarlo dal vivo.

a cura di
Redazione

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