Thirty Seconds To Mars – It’s the End of the World, But It’s a Beautiful Day

30 second to mars

Jared Leto prova che c’è ancora vita su Marte, col sesto “elettrizzato” album dei Thirty Second To Mars

Ai Thirty Seconds To Mars non piace affrettare le cose, sono infatti passati cinque anni dall’ultima volta che i fratelli Leto ci hanno regalato nuova musica, con “America” del 2018. Ne erano poi passati cinque da “Love, Lust, Faith And Dreams” del 2013, che a sua volta è arrivato a quattro anni da “This is War”.

Essendo rimasti ormai un duo, composto da Leto e suo fratello Shannon, il batterista, potrebbe esserci una correlazione tra dispersione dei membri e relativa qualità della musica. Se per quanto riguarda la sperimentazione sono encomiabili, purtroppo non possiamo dire lo stesso per la riuscita di “It’s the End of the World but It’s a Beautiful Day”.

30 seconds to mars
I Famigerati fratelli Leto
Dentro l’album

L’album si presenta con il poco entusiasmante singolo “Stuck”, gli insulsi ritmi elettronici non sono riusciti ad evocare alcun tipo di reazione oltre le aspettative. Anche se la cosa non è esattamente inaspettata, dato che i Thirty Seconds To Mars sono spesso sembrati il cosplay di una rockstar, interpretata dal nostro protagonista plurinominato agli Oscar.

Ma almeno con i primi album, fino a “Love, Lust, Faith And Dreams” del 2013, il senso di convinzione era papabile, mentre qui sembra vacuo. É come se avessero tenuto d’occhio le classifiche negli ultimi cinque anni, e ora le stessero rigurgitando attraverso una lente offuscata.

Questo non significa che tutto ciò che dovrebbero sfornare sia musica rock gratuita, del buono l’hanno fatto e sono chiaramente ancora in contatto con esso. Ma gli occhi annegati nel mascara con cui guardano la musica elettronica sembrano non cogliere il punto. I ritmi passano svogliatamente, raramente accendendo una parvenza di risposta emotiva.

A questi spesso si unisce nient’altro che un rozzo sussurro di Leto, senza mai riuscire a trasmettere una visione personale (se non una somiglianza sempre più impressionante con Gesù di Nazareth). I suoni presenti potrebbero essere attribuibili a qualsiasi altro artista e andrebbero bene, ma avendo dichiarato di aver scritto circa duecento canzoni per questa nuova era, ci aspettavamo almeno un po’ di sostanza sonora in questa uscita.

30 seconds to mars
Il carismatico frontman Jared leto
In conclusione…

Per fortuna, questa tavolozza elettronica che stanno portando con sé non è del tutto inutile, a volte riescono a renderla con un po’ di aplomb. “Love These Days” e “Word On Fire” iniziano finalmente a guadagnare punti nella parte centrale dell’album, ma sembra ancora tutto molto generico.

Il momento in cui riescono a portare queste idee a una più vicina realizzazione è in “Avalanche”, che trova l’oscillazione giusta per uscire fuori dal coro, grazie alla combinazione di sintetizzatori e raffiche di batteria che caratterizzano i Thirty Seconds To Mars. É una conclusione interessante per un’offerta altrimenti timidamente contenuta.

Certamente, avrebbero potuto facilmente portare alla luce un altro “The Kill (Bury Me) per consolidare la loro partecipazione nel mondo alternativo. Ma considerando che Thirty Seconds To Mars è un progetto a poca spesa / molta resa, la sperimentazione di “It’s the End of the World but It’s a Beautiful Day” almeno ospita un cuore, lo stesso che ha permesso loro di raccogliere una fervente fanbase nel corso degli anni.

Leto scrive ancora testi che possono aiutare e offrire una guida, deve giusto trovare una formula moderna per trasformare al meglio questa sua anima altruista.

a cura di
Mattia Mancini

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