GeneriAmo – Un genere, cinque dischi: il cantautorato italiano anni ’90

cantautorato italiano anni 90

La nostra rubrica sui generi musicali che amiamo oggi parla dei cinque album di cantautorato italiano più importanti degli anni ’90

Continua il nostro viaggio all’interno del cantautorato italiano, ed arriviamo agli anni ’90. Un decennio in cui sono i gruppi a prendere la ribalta, dagli 883 agli Articolo 31, passando per i Subsonica. Ma i cantautori continuano ad essere una parte centrale della musica italiana e, tra mostri sacri e nuove leve, anche lungo questi 10 anni troviamo diversi album che hanno lasciato il segno.

Eccovi, in ordine cronologico, i cinque album che, secondo noi, hanno segnato più di tutti gli anni ’90 del cantautorato italiano.

Ivano Fossati – Lindbergh (1992)

Non potevamo chiudere la nostra rassegna su tre decenni di cantautorato italiano senza citare una delle penne più raffinate dell’intero panorama musicale. Stiamo parlando, ovviamente, di Ivano Fossati, che il 22 aprile del 1992 pubblica “Lindbergh – Lettere da sopra la pioggia”.
La prima Guerra del Golfo è finita da poco, ma subito dopo le bombe hanno cominciato a piovere sulla Jugoslavia, che vede anche il coinvolgimento della Nato.
Bisogna prendere posizione riguado quello che sta accadendo nel mondo, e Fossati lo fa con un album fortemente pacifista, senza se e senza ma. Dalla celebre “Il disertore” di Boris Vian a “Poca voglia di fare il soldato”, fino a “Sigonella”, il cantautore mette bene in chiaro la sua visione del mondo e dei conflitti, e la condizione del popolo, costretto a subire decisioni di chi poi, evidentemente, al fronte non ci andrà.
Il brano più famoso di questo disco è ovviamente quello che apre l’album, ovvero “La canzone popolare”, ma bisogna citare capolavori ancora oggi attualissimi come “Mio fratello che guardi il mondo”, riflessione sulla difficile convivenza con le diversità, e “La barca di legno rosa”, mentre “Ci sarà” viene cantata dal suo autore dopo essere stata incisa per la prima volta dagli Stadio l’anno precedente nell’album “Siamo tutti elefanti inventati”.

L’album si aggiudica con pieno merito la Targa Tenco 1992 per il miglior disco, la terza per il cantautore genovese.

Gianluca Grignani – Destinazione Paradiso (1995)

La nuova generazione di cantautori si affaccia sulla scena, e fa subito il botto.
Nel 1994 un Gianluca Grignani appena 22enne partecipa a Sanremo Giovani con “La mia storia tra le dita”, guadagnandosi l’accesso al Festival di Sanremo dell’anno successivo, dove canta “Destinazione Paradiso”, brano che darà il titolo all’album in uscita il 24 febbraio 1995.
Il successo è clamoroso: nonostante il sesto posto nella classifica finale delle nuove proposte al Festival, Grignani diventa immediatamente una star, in Italia e nei paesi latinoamericani, tanto che viene pubblicata immediatamente anche la versione spagnola dell’album e, tra il nostro paese e il resto del mondo, le vendite di “Destinazione Paradiso” raggiungono i 2 milioni di copie in pochissimi mesi.

Oltre ai due brani già citati, che con gli anni sono diventati dei veri e propri evergreen, questo album contiene altri pezzi da novanta come “Falco a metà”, “Una donna così”, “Primo treno per Marte”.

Talmente enorme il successo di questo cantautore esordiente che i riconoscimenti che arrivano sono incredibili: oltre al Telegatto come artista rivelazione dell’anno, Mogol ne esalta pubblicamente le doti, accostandolo a Lucio Battisti, mentre anche Vasco Rossi lo loda pubblicamente in una puntata di “Vota la voce”, proclamandolo suo erede.

Sappiamo, purtroppo, che la storia poi si è sviluppata diversamente, e che un talento enorme come quello di Grignani si è letteralmente autodistrutto. In questi anni ’90, però, ci ha lasciato i suoi lavori migliori: “La fabbrica di plastica” nel 1996, uno degli album di rock italiano più belli di tutti i tempi, e “Campi di popcorn” nel 1998.

Ligabue – Buon compleanno Elvis (1995)

L’album di rock italiano più venduto di tutti i tempi.
Bastano queste parole, e le oltre 1.200.000 copie vendute in Italia per definire la grandezza e l’importanza di “Buon compleanno Elvis”, il quinto album di inediti di Luciano Ligabue, pubblicato il 21 settembre 1995.
Un disco greatest hits, da cui vengono estratti la bellezza di 7 singoli, uno più famoso dell’altro: “Certe notti”, “Seduto in riva al fosso”, “Viva!”, “Vivo morto o X”, “Quella che non sei”, “Hai un momento, Dio?” e “Leggero”.

E pensare che questo album per il Liga era una sorta di ultima spiaggia: dopo l’enorme successo dei primi due dischi a cui aveva fatto seguito il flop di “Sopravvissuti e sopravviventi” (rivalutato solo decenni dopo), la casa discografica gli aveva dato una sorta di ultimatum. La sfida è enorme: nuova band, nuovo produttore, nuovo stile musicale, ma la vittoria è totale e apre le porte degli stadi al rocker di Correggio.

Qualche numero: esordio al primo posto in hit parade, 70 settimane consecutive di permanenza in classifica e un successo che continua anche l’anno successivo, il 1996, dove risulterà il terzo disco più venduto.

Dal fortunatissimo “Buon compleanno Elvis tour” verrà tratto, nel 1997, il primo album live di Luciano, “Su e giù da un palco”. Manco a dirlo, diventa il disco live di musica italiana più venduto, avendo superato 1.100.000 copie vendute, unico di sempre a superare il milione.

Fabrizio De André – Anime salve (1996)
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Dopo averlo citato nel nostro articolo sul cantautorato italiano degli anni ’70, non potevamo fare a meno di inserire tra gli album più belli degli anni ’90 l’ultimo capolavoro di Fabrizio de André, ovvero “Anime salve”.

Riconosciuto universalmente come il testamento artistico e spirituale del cantautore genovese, il disco è un concept album dedicato agli “spiriti solitari”. Allargando la visione, quindi, diventa un elogio della solitudine e, insieme, della libertà.
Le canzoni sono state composte a quattro mani insieme ad Ivano Fossati, il quale si è occupato principalmente delle musiche, mentre Faber ha scritto i testi.

Tra gli spiriti solitari che popolano l’album troviamo “Prinçesa”, trans brasiliana che “corre all’incanto dei desideri” e va “a correggere la fortuna”, per inseguire il sogno di diventare donna.
O il protagonista di “Dolcenera”, solitario perchè innamorato non corrisposto, e nel suo sogno distopico sogna di far l’amore con la donna amata, mentre in realtà lei sta morendo annegata nell’alluvione che sommerse Genova nel 1970.

Un capitolo a parte merita certamente “Smisurata preghiera”, brano che chiude l’album e l’intera discografia di De André e, riassumendo tutto il senso del disco, rappresenta in qualche modo anche il testamento di Faber. Un vero e proprio ultimo e definitivo atto d’amore verso le minoranze, verso tutta quella gente che viaggia “in direzione ostinata e contraria, col suo marchio speciale di speciale disperazione” e che ogni giorno lottà contro la meschinità e il potere della maggioranza.

I riconoscimenti ottenuti da “Anime salve” sono, ovviamente, numerosi: ricordiamo, su tutti, la Targa Tenco e il Premio Italiano della Musica 1997 per il miglior album, la Targa Tenco 1997 per la miglior canzone a “Prinçesa”, e il Premio Lunezia per il valore musical-letterario del brano “Smisurata preghiera”.

Max Gazzè – La favola di Adamo ed Eva (1998)
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Nella seconda metà degli anni ’90 una nuova leva di cantautori, tutti romani, si affaccia sulla scena musicale. Stiamo parlando, ovviamente di Daniele Silvestri (primo a pubblicare un album, nel 1994), Niccolò Fabi (che esordisce nel 1996) e di Max Gazzè.
È proprio quest’ultimo, tra i tre, a pubblicare verso la fine degli anni ’90, l’album di maggior successo del nuovo cantautorato di stampo romano. Il disco in questione è “La favola di Adamo ed Eva”, uscito il 26 giugno del 1998 e trainato da successi come “Cara Valentina”, “Vento d’estate”, cantata in coppia proprio con Fabi, oltre ovviamente alla title track.

Il successo dell’album spalanca a Gazzè le porte di Sanremo, dove porta un altro brano destinato ad avere un futuro longevo, nonostante l’ottavo posto in classifica nella sezione Giovani: “Una musica può fare”.

La peculiarità artistica di Max, che sarà il suo marchio di fabbrica da lì in poi, è la collaborazione col fratello Francesco, poeta, paroliere, e autore di testi che riportano alla mente echi di Franco Battiato.
Non è un caso, infatti, che 2 anni prima del successo al grande pubblico sia stato proprio il maestro siciliano ad invitarlo sul proprio palco per presentare i suoi brani in versione acustica.
Una “visione” che ci ha consegnato quello che, tra tutti, può essere considerato il suo erede artistico, oltre che uno dei cantautori più importanti dalla fine degli anni ’90 ad oggi.

a cura di
Andrea Giovannetti

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