GeneriAmo – Un genere, cinque dischi: il rock italiano mainstream anni ’90

Ecco i 5 migliori album pop ani ’90 internazionali. Queen, Spice Girls, Backstreet Boys, Michael Jackson e Madonna fanno la storia del pop.

La nostra rubrica sui generi musicali che amiamo oggi ci catapulta negli anni ‘90, in quel periodo assurdo durante il quale qualcosa di rock (e non pop travestito malamente di chitarrine distorte) ha davvero avuto possibilità di esporsi in ciò che definiamo “mainstream”

È successo qualcosa, nell’ultimo decennio del XX secolo, che somiglia a un cortocircuito. In radio persino un giovane Biagio Antonacci non disdegnava chitarre molto ben congegnate e molto ben distorte (merito di un asso della sei corde come Massimo Varini). Ma c’è di più: è il tempo in cui una band che è stata underground o poco più per dieci anni inizia a riempire i palazzetti, facendo partire una sequela di “scoperte” fatte di lingua italiana e distorsioni d’oltreoceano o d’oltremanica. Il rock in Italia viene sdoganato, arriva in radio non come una tantum, ma quasi come una variabile da tenere in conto. Non è uno tsunami vero e proprio, ma non è qualcosa di cui stupirsi.

È durato poco, sul finire del decennio ha concesso qualche colpo di coda, ma è bastato per far sbocciare e maturare band ora ancora istituzione.

Ecco i cinque dischi che negli anni ‘90 hanno portato il rock nel mainstream.

***AVVERTENZA***

Ovviamente non troverete nomi come Marlene Kuntz o Afterhours, dato che all’epoca erano esponenti di un ambiente sì rock, ma che faticava a trovare spazio in contesti più generalisti. Per loro c’è spazio nelle altre puntate di “GeneriAmo”.

Litfiba – El Diablo (1990)

Il primo disco degli anni ‘90 dei Litfiba è la chiusura definitiva con il percorso dal 1980 al 1988 ed è l’affinamento di ciò che era stato abbozzato in “Litfiba 3” e provato (in maniera un po’ goffa) con “Pirata”.

È un album nato in condizioni particolari, con la defezione di Gianni Maroccolo, con Antonio Aiazzi che continua la sua avventura nella band ma solo come collaboratore esterno e con il decesso improvviso del batterista Ringo De Palma (sad fact: il suo ultimo contributo come musicista è impresso nell’ultimo album dei CCCP, “Epica Etica Etnica Pathos”, anch’esso uscito nel 1990).

Nonostante questo, proprio per questo, “El Diablo” è uno spartiacque su più livelli: a livello personale/professionale per la band, in quanto vira definitivamente su un rock più classico e più nelle corde di Ghigo Renzulli e Piero Pelù (ora unici autori); a livello storico, perché la title track, “Proibito”, “Gioconda” e “Il Volo” (dedicata a Ringo) diventano punti di riferimento nell’immaginario collettivo dell’ascoltatore medio.

Nelle idee iniziali, il sound di “El Diablo” doveva essere più duro, cosa che tuttavia verrà risolta in sede live (recuperate in tal senso la raccolta “Sogno Ribelle” o il DVD “El Diablo Live”). Curiosità: in questa formazione è presente un giovane Federico Poggipollini come secondo chitarrista.

Vasco Rossi – Gli Spari Sopra (1993)

Piaccia o non piaccia, Vasco Rossi riveste un ruolo molto importante per il rock mainstream italiano. Con “Gli Spari Sopra” e il suo milione di copie vendute non si possono fare certe moine, non ci si può ergere troppo da sommelier del rock. La cover di “Celebrate” (no, non è una copia spudorata, ma proprio una rielaborazione autorizzata) è diventata istituzione, in più il disco ha al suo interno oggettivi capolavori come “Delusa”, “…Stupendo”, “Vivere” e “Lo show”. Metteteci anche un’ottima produzione che dà giusto risalto alla sezione ritmica ispiratissima e il gioco è fatto.

Personalmente, ritengo la consacrazione a livello popolare (inteso come “fenomeno che abbraccia un pubblico dai 3 ai 99 anni) arriva con “Rewind” e i 120.000 spettatori dell’Heineken Jammin Festival del 1999 a Imola. Non perché i precedenti lavori non abbiano avuto risalto o valore, ma perché è lì che il poppettaro, il rockettaro e l’amante del cantautorato si uniscono e ascoltano volentieri. Ma “Rewind” è un live, è sul finire del millennio e con un Vasco già idolatrato, dunque attinge da tutta l’allora già vasta carriera di Vasco Rossi, quindi è più facile. “Gli Spari Sopra”, invece, ha dalla sua l’aver spinto ancora di più il rock nelle radio all’inizio del decennio.

Timoria – Viaggio Senza Vento (1993)

Un viaggio nella vita di Joe, un fil rouge che cuce e unisce i 21 brani in un racconto di disperazione, redenzione e purificazione. A detta di Omar Pedrini, “Viaggio Senza Vento” è il primo album di rock alternativo cantato in italiano a conquistare il disco d’oro e ad avere, quindi, stuzzicato le case discografiche nel ricercare altre realtà simili alla loro. Diciamo che è stata la prova del nove che ha confermato il “fenomeno Litfiba” avvenuto prima.

“Viaggio Senza Vento” dei Timoria ha il grande, enorme pregio di essere un disco coriaceo, compatto, a suo modo ambizioso senza prestare il fianco a particolari lacune. La celebre “Sangue Impazzito”, ma anche il duo divergente creato da “La città del Sole” e “La città della Guerra”, “Il Guardiano dei Cani”, “Il guerriero” sono gemme all’interno di un piccolo, immenso tesoro. Il suono curato ma al tempo stesso sporco, la voce di Renga al massimo della sua forma, i testi profondi, la presenza non imprescindibile ma preziosa di Eugenio Finardi e Mauro Pagani sono tutti elementi che rendono questo disco fondamentale nella formazione di chiunque si avvicini al rock made in Italy.

Fa strano pensarci, ma da qui iniziano i primi scricchiolii che porteranno Renga a lasciare il gruppo alcuni anni più tardi. I Timoria concluderanno la loro avventura nel 2001 con “El Topo Grand Hotel” come dignitoso epitaffio di una carriera rispettabile.

Nel 2018 è stata messa in vendita un’edizione “ampliata” di “Viaggio Senza Vento” in occasione dei 25 anni del disco. Questa versione ha versioni demo di molti brani (a dimostrare come il materiale di base fosse già di per sé ottimo), la cover di “I Can’t Explain” degli Who e “Angel”, brano scritto da Omar Pedrini dopo aver saputo della morte di Kurt Cobain.

C.S.I. – Tabula Rasa Elettrificata (1997)

La mina vagante, il cortocircuito, l’inaspettato. In quei giorni Franco Battiato lo definisce “un disco rivoluzionario”. Vedere Giorgio Canali, Gianni Maroccolo, Ginevra Di Marco, Massimo Zamboni, Francesco Magnelli, Giovanni Lindo Ferretti e Gigi Cavalli Cocchi primi nella classifica dei dischi più venduti in Italia battendo persino gli Oasis (80.000 copie contro le 50.000 nella prima settimana) e con un tour che alterna club (ok) e palazzetti (straniante), è qualcosa che destabilizza anche i diretti interessati. Fatto sta che “Tabula Rasa Elettrificata” (“T.R.E.” per gli amici) è un album dal grande valore artistico, oltre che commerciale, nato dal viaggio in Mongolia realizzato dai Ferretti e Zamboni e che in sé unisce spiritualità e abrasione degli arrangiamenti, rimanendo a tutti gli effetti un album C.S.I. al 100%.

Ancora oggi è un meraviglioso mistero il meccanismo che ha portato “Tabula Rasa Elettrificata” a un successo così POPolare, ottimo ingresso per chiunque, incuriosito, volesse immergersi con delicatezza nelle profondità dei C.S.I. e di tutte le sue emanazioni pregresse e successive.

Negrita – Reset (1999)

Qui giochiamo sporco. I Negrita hanno avuto come “padri putativi” Ligabue che li ha voluti per il brano “L’han detto anche gli Stones” e come band spalla per il suo tour del 1994, e il trio comico Aldo Giovanni e Giacomo, per cui hanno curato la colonna sonora di “Tre Uomini e una Gamba” (1997) e “Così è la Vita” (1998). Il preferito del sottoscritto è “XXX” (l’inizio dell’ascesa con 100.000 copie vendute), ma è “Reset” l’album che segna senza dubbio la consacrazione della band di Pau e soci.

Dalla sua “Reset” ha un approccio un po’ più contemporaneo al rock: laddove “XXX” era puro classic rock (tra l’altro, registrato a New Orleans), il lavoro di fine millennio del gruppo ha innesti di elettronica – mai invasiva – e un suono generalmente più secco, definito e tagliente. “Mama maé”, “In ogni Atomo” e “Qui non è Hollywood” hanno permesso ai Negrita di farsi conoscere in tutta Italia e di ottenere una candidatura agli Mtv Europe Music Awards nella categoria Best Italian Act (vinta poi dagli Elio E le Storie Tese).

a cura di
Andrea Mariano

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