Il Disagio nel mondo “Siamo noi”

Il 27 ottobre è uscito l’album “Siamo noi” di Disagio per l’etichetta TSCK Records, un agglomerato di realtà urbana e produzione lo-fi

“Siamo noi” è un album dove il punk e il garage straborda e buca i confini del cantautorato italiano.
La produzione è tutta home made, in una ricetta di 12 canzoni molto autobiografiche, forse un po’ troppo. La descrizione che il cantante fa della sua generazione all’interno del disco alle volte rischia di tralasciare ciò che di più puro muove le azioni: le emozioni.

Il brano “Mamma” che racconta di una serata piena di divertimento con gli amici propone una scrittura forse un po’ prevedibile: le rime del testo sembrano risuonare nella mia testa come in un loop già sentito in altre produzioni.

In effetti, avrei preferito ascoltare un lavoro un po’ più originale, nonostante apprezzi l’approccio familiare utilizzato nel testo di Disagio. Credo, però, che serva una ricerca più profonda nella modalità di racconto e nella scelta delle emozioni da approfondire nel brano. Una scrematura di dettagli che sia in grado di riempire gli occhi di fascino e la bocca di stupore.

In alcuni pezzi di “Siamo noi”, Disagio si racconta in un modo che la musica italiana già conosce. Il tono della voce talvolta piatto sembra far fatica ad entrare in sintonia con l’ascoltatore. Tuttavia, ci sono momenti in cui Disagio esce dalla sua comfort zone e spinge la voce verso un punto dove parole ed espressioni riescono ad assumere valore e rilevanza.

Commento diverso invece per “Mattone” che combina perfettamente scrittura e musica mettendo al centro del suo discorso le decisioni più difficili che, spontanee o ragionate, ti cambiano la vita.

Ammetto che il brano ha scatenato in me il desiderio di scrivere, in letargo da molto tempo, ma ora assolutamente fuori dal mio controllo. Mentre ascolto il pezzo, mi si materializza l’immagine di una penna ricoperta di ragnatele: perché questa possa svelarsi e funzionare, devo essere “toccata” da quelle sensazione uniche ricreate da “Mattone”. Così, prende vita grazie alla musica, alle parole e al messaggio del brano una sorta di riscoperta personale, proprio quella che può aver sperimentato Disagio nel suo disco e a cui diversi artisti conteporanei anelano, perdendosi nelle vie della società, tra le scelte adulte e forzate.

La melodia della canzone, oltre al testo, rimanda al ricordo di un cielo plumbeo in una giornata che preannuncia la nebbia dell’indomani: l‘incertezza dell’azione successiva e l’inesperienza che, familiare come la memoria, si increspa sullo stesso muro di sempre.
“Mattone”, come il cantante lo definisce, è infatti il “costruire, distruggere e ricostruire ogni giorno. Imparare dai fallimenti e alleggerire il peso del passato. Imparare a conoscersi e portare sempre un po’ più avanti i propri limiti. “Mattone” mi ricorda che tutto va costruito un pezzo alla volta, con costanza e dedizione.”.

Scelta vincente anche per “10 agosto” in cui il gioco di ritmi e sovrapposizioni di sonorità anima il brano. Un modo di fare musica quasi sperimentale e sicuramente originale: un crescendo che si risolve in un’esplosione di suoni. Stesso discorso per “A caval donato” che ha una base frizzante e un’indole molto provocatoria.

In definitiva direi che i brani meglio riusciti sono quelli che mettono liberamente in primo piano il cantautore e i suoi sentimenti più profondi, provenienti dall’inconscio e dall’altalena delle esperienze.

“È il modo in cui ho trovato il capo della matassa. Ci sono io, dentro fino al collo.”

a cura di
Rebecca Puliti

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