Rivera: “Certe parole sono come River-Boca” | Intervista

I RIVERA, duo formato da Alessandro Gabbatel e Nicola Chiarot, entrano a gamba tesa nel panorama musicale con “River-Boca”, singolo pubblicato lo scorso 27 ottobre.

Questa canzone porta il nome dello storico e violentissimo derby Superclásico, match in cui i due maggiori club di Buenos Aires – il River Plate e il Boca Juniors – si sfidano ogni anno. River-Boca è stata definita come “la più grande rivalità del mondo del calcio” ed è nota per una serie di episodi sanguinolenti che le hanno fatto da sfondo.

La stessa violenza viene raccontata dai RIVERA che, facendosi trasportare da sonorità post-punk, parlano e mostrano attraverso immagini – in una modalità quasi “fotografica” – come le parole possano fare un male che a volte ci sembra di sentire fisicamente.

Per la pubblicazione di “River-Boca” non abbiamo fatto a pugni con i RIVERA ma ci abbiamo scambiato dolci parole. Qui l’intervista completa:

Ciao ragazzi! Si parte con il botto, “Certe parole fanno male come calci in bocca”. Qual è stata quella cosa, parola o azione che sia, che vi ha fatto stare davvero male nel corso degli ultimi mesi? Cosa proprio non sopportate?

Non sopportiamo le persone che ti parlano con su le cuffiette. Ci fa incazzare la sveglia. Non sopportiamo quando il mondo attorno a noi si muove e noi siamo fermi, nel mezzo, lontano da tutti e tutto.

E le persone stupide dei film horror, quelle veramente insopportabili. Primo singolo d’esordio per voi dopo una lunga gestazione: come state oggi? A che livelli è la vostra fotta di uscire con nuovi singoli? Vi sentite più leggeri ora?

È sempre lunedì per noi, però ci sentiamo più leggeri ora che le nostre canzoni iniziano ad uscire dopo tanto tempo. È una bella sensazione avere qualcuno che ti supporta e lavora al tuo fianco e siamo contenti, è la prima piccola soddisfazione. Anche ricevere i complimenti delle persone che abbiamo attorno, è stato bello. Abbiamo un sacco di musica da far sentire, ci fa male continuare ad ascoltarla senza poterla condividere, vorremmo far uscire tutto subito e ti assicuro che la fotta non è mai stata così alta.

Nella vostra biografia si legge “classe ’98 dal Veneto Orientale”. Quanto secondi voi la vita di provincia ha influenzato le vostre sonorità? Com’è cambiato il vostro approccio al “fare musica” nel corso degli ultimi anni?

Molto. Troppo. La provincia è come se fosse parte di noi e noi parte di lei, per questo influenza così pesantemente il nostro immaginario, la nostra attitude e la nostra visione. Nel tempo abbiamo ovviamente maturato un approccio più consapevole e delle idee chiare. Ma non troppo.

Una frase ci ha particolarmente colpito di “River-Boca”: Forse è colpa di mia madre, che mi ha fatto tale e quale a lei, troppo sensibile. Quale scopo ha per voi la musica? Il processo di creazione di un nuovo singolo lo vivete con leggerezza o aiuta anche a esorcizzare pensieri/attimi passati?

A noi piace provare emozioni mentre ascoltiamo musica, ci piace l’idea di poter quasi toccare quello che prova qualcun altro quando scrive le sue canzoni. Vogliamo fare lo stesso, imprimere delle immagini nella testa di chi ci ascolta, talmente forti che possa provare quello che proviamo noi. La frase che avete citato significa proprio questo, empatizzare talmente tanto da provare emozioni, ansie e paure di altri, che non ci apparterrebbero altrimenti.

E poi le mamme sono sempre ansiose.

Da dove nasce il collegamento con il Derby Superclásico? Semplice metafora o scaturisce da una forte passione con il mondo del calcio? Magari riferimenti che si riproporranno anche in futuro.

Potremmo sembrare super appassionati di calcio anche per via del nome che abbiamo scelto, RIVERA. In realtà nulla di tutto ciò, siamo campioni di sofa surfing e calci alle lattine ma degli altri sport non sappiamo granché. Forse è per questo che il parallelismo tra il peso delle parole ed il Superclàsico ci ha colpiti particolarmente, e speriamo che colpisca allo stesso modo anche chi ascolta la canzone! E poi era l’immagine perfetta per descrivere quelle parole che ti buttano a terra e ti prendono a calci in bocca, cartellini rossi.

Quanto i Rivera si sentono liberi nella propria musica?

Circa 160%.

Prima di tutto facciamo musica per noi, poi per gli altri; quindi, gli unici paletti che abbiamo sono quelli che ci mettiamo noi. Siamo liberissimi in generale, però abbiamo alti standard nelle cose che scriviamo e finiamo spesso finiamo con l’overthinking, ragionando troppo anche sulle cose più semplici.

a cura di
Redazione

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