“Paura dei Caccia”: l’EP d’esordio dei Picasso Cervéza

I Picasso Cervéza dipingono la tela con l’EP d’esordio “Paura dei Caccia”: una sperimentazione in bilico tra emozioni e ritmiche in evoluzione

Tutto ha un inizio, tutto ha una fine, ma come riconoscere l’uno dall’altro?

È la riflessione introspettiva che si pone il collettivo pugliese Picasso Cervéza, nato nel 2014, per accogliere le aspettative acerbe del loro primo EP composto da ben sette tracce con il titolo “Paura dei Caccia” uscito venerdì 7 luglio.

L’interrogativo è d’obbligo per comprendere al meglio il percorso artistico della band che si trova ancora in transito. Una partenza che si configura nel blues e si sposta verso una sperimentazione che ha fretta di maturare.

La tracklist infatti è un insieme di brani che si posizionano tra passato e presente. “Faccia a Faccia”, “Di Domenica” e “Fragile” (Affirmation) sono le tracce composte prima del progetto “Paura dei Caccia”.
Si uniscono solo successivamente “Paleena”, “gaJa”, “Anticonvenzionale” e “Siamo Liberi”.

L’identità diventa quindi imprescindibile quasi quanto la necessità dei ragazzi di mostrare il percorso che ha reso possibile la realizzazione del progetto. La terra di mezzo che si ha paura di mostrare, ma che la musica riesce a scoprire poco a poco senza vergogna.

“Paura dei Caccia” è la nuova frontiera del collezionismo per i Picasso Cervéza. Un insieme di storie che bussano alla porta per essere raccontate e tenute in vita tramite fili quasi invisibili. Solo la memoria a ritmi di funk e testi sfacciati hanno il potere di tele trasportare l’ascolto in un viale autunnale che aspetta solo di essere calpestato. La voce di Guido Tattoli e soprattutto le parole che recita, ricalcano il fruscio delle foglie secche che sovrasta il rumore bianco della città che si abita. Non tanto per la vocalità che appare molto fluida e scorrevole, quanto più per l’evocazione intimamente suggestiva.

Infatti lo stato d’animo delle canzoni ricalcano l’immaginario dei soliti alti e bassi dell’esistenza umana che compongono l’equilibrio, o alle volte lo squilibrio, emotivo. La sensibilità diventa il timone di una nave che salpa verso nuove terre per ripercorrere le coste tortuose dei pezzi di un puzzle che compongono le esperienze di una vita.

La volontà di risposte da parte del gruppo, si presenta non solo nella loro già citata frase all’inizio di questa recensione, ma anche in una delle loro canzoni che compongono l’EP.

“Siamo liberi, ma da chi?” recita una frustrazione e la voglia di essere finalmente un lunedì. L’inizio e il preludio, ma le carte in tavola si rovesciano se le mancanze e la delusione si impossessano del gioco.

“Anticonvenzionale” invece si trova esattamente al centro del focus di “Paura dei Caccia”: rappresenta a pieno una impulsività adolescenziale spinta dall’impazienza di un amore che ancora fa fatica a seguire una linea dritta. La scelta di un sound un po’ psichedelico e funk è perfetta per accompagnare la frenesia dell’esperienza raccontata.

I Picasso Cervéza, dopo la lunga attesa rotta dal singolo “Amore Platonico”, continuano a impratichirsi nel viaggio delle incomprensioni, che risulta il metodo più efficace per raccontarsi. Scardinare l’ordinario è per il collettivo pugliese un modo per toccare con le mani il genere pop che ormai esce continuamente dalle playlist delle radio. Per questo reinventare il sound è diventato quasi un imperativo che si sposa perfettamente con il tradizionale cantautorato italiano.

“Paura dei Caccia” è il frutto della ricchezza del tempo e del rovesciamento emotivo che fatica a morire.

a cura di
Rebecca Puliti

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