Si chiude il sipario degli The Smashing Pumpkins con “Atum – act III”

L’arrivo del piatto finale sul menù degli The Smashing Pumpkins è giunto con la pubblicazione lo scorso 5 maggio dell’ “atto III” della trilogia dell’album “Atum: A Rock Opera in Three Acts”.

Ve lo avevamo già anticipato a novembre scorso nella recensione di lancio del Act I qui e del Act II uscito lo scorso gennaio qui. Gli Smashing Pumpkins hanno creato una triade per questo loro 12° album in studio che racchiude ben 33 brani di diversi stili ed esplorazioni che lasciano diverse sensazioni all’ascoltatore e fan della band. Vediamo insieme cosa ci hanno presentato nel loro terzo e ultimo atto.

Non c’è l’atto II senza l’atto III

Inizia l’opera con un’altalena di emozioni, che dopo varie spinte su e giù, non si sa bene se quello che proviamo è monotonia oppure troppo basculaggio dovuto dalla troppa diversità e novità di questo esperimento della band from Chicago. Se in “Atum atto I” i dubbi sul nuovo esperimento “all’opera” degli Smashing erano già evidenti con tanta fuffa e poco arrosto, con l’atto III la sensazione di smarrimento non pare terminare.

Le caratteristiche principali di “Atum” in tutte e tre gli atti sicuramente denotano una realizzazione dei brani più ricercata, complessa, quasi a volersi innalzare a livelli dell’alto Olimpo. Ma ci saranno mai riusciti? I synth e la voce inconfondibile del frontman Billy Corgan rimangono i tratti principali. Ma a volte le lunghezze dei brani di più di 3 minuti, rendono l’esperimento degli Smashing Pumpkins troppo pomposo e poco d’effetto. Forse il mito di Icaro e delle sue ali, avrebbe dovuto insegnarli qualcosa di più…

Sediamoci all’opera, ecco il III atto

Iniziamo l’ascolto con il primo brano “Sojourner” che è basicamente un lento, con qualche vocalizzo di Billy Corgan quasi a dirci “Hey eccomi qua, con il mio terzo volume”. Per il resto del brano, l’ascoltatore attende invano un effetto sorpresa che alla fine si tramuta solo in un “e quindi?”. Ma proviamo a procedere… Con i brani seguenti come “The Canary Trainer” l’effetto “lento” perdura, mentre con “That Which Animates the Spirit” sembra effettivamente che il ritmo si risvegli un po’, presentandoci quasi un pezzo da soundtrack di qualche cartone animato o film, diamogliene attributo. Ma ancora non siamo sui livelli che un fan si aspetta dalla band di Chicago.

L’energia comincia a salire dal brano “Pacer” dal sound più elettronico, quasi a concorrere con il brano precedente per una colonna sonora da videogioco di avventura. Ma il tutto per tutto si dà con il brano successivo ovvero con “In Lieu of Failure”: ecco l’energia che cercavamo! In questi 3 minuti di traccia si percepisce l’anima dell’insormontabile band di Chicago. Poi perà arriva il pezzo “Cenotaph”: torniamo all’epico, con qualche voce di “ninfa” in sottofondo corale che la arricchisce. Bello, ma non lo ascolterei…

Fra giudizi finali e final countdown

E’ arrivato il giudizio finale del mondo.  Con il brano “Harmageddon” il ritmo è finalmente qualcosa che ci fa risvegliare dalla seggiola dove eravamo ormai crogiolati da ben 34 minuti di brani precedenti, che ci avevano un po’ ovattato le anime. Il galoppo di chitarre che avanza quasi alla mo’ di un sano metal dei Metallica (ho detto quasi, calma ndr) ci fa gioire questo brano che contiene parole dure, di sofferenza, come se gli interlocutori del brano stessero fuggendo da una guerra, senza sapere se sarebbero mai più sopravvissuti.

Say nevermind, let’s go
Better angels
Feather souls and fold
Take me where the wind blows
Lift me higher, won’t you take hold

Harmageddon – Smashing Pumpkins Atto III

È verso la fine di questo “Atto III” che l’energia risparmiata nelle tracce precedenti forse si palesa con più fervore (e attenzione al mio forse ndr). Scavallando il brano “Fireflies” posato e leggiadro come sono appunto i colorati insetti, arriva l’intro suggestiva di “Intergalactic”. Il sottofondo è quasi di mistero, iniziando il pezzo con la sola voce inconfondibile di Billy che cattura come sempre l’ascoltatore. Tutto il brano è dominato dalla particolarità della voce del frontman che, come su una montagna russa, ci porta su e giù, seguendo il ritmo lento e veloce del brano.

Il ritmo energico del penultimo brano “Spellbinding” fa ben sperare per aumentare il voto di giudizio finale di “Atum – Atto III”. Il ritmo energico e spensierato caratteristico degli “Smashing Pumpkins” ci tele trasporta nei loro mondi paralleli “take me away I’m gonna find you”. Sul finale, gli Smashing ci riportano ad un ritmo che si spegne sempre più, sino a riportarci a terra, sul palco di questo dubbioso Atto III.

Applausi?

Con fatica arriviamo all’ultimo brano “Of Wings” dove le note di un pianoforte timido, aprono l’ultimo brano che saluta questo “Atum: A Rock Opera in Three Acts” che viene arricchito di qualche vocalizzo di Mr Corgan come “la la la la” e synth qua e la.

Il nostro “Harmageddon” – alias giudizio finale – è purtroppo dubbioso, e con tanti perché. Forse qualche pezzo salvabile lo troviamo più nell’Atto II, ma non di certo in questo terzo atto. Bisogna riconoscere però l’originalità dell’idea che hanno avuto gli Smahsing Pumpkins con questo album, e che l’inconfondibile voce di Corgan rende comunque magico quasi ogni brano. Ma aspettiamo il prossimo esperimento per gioire tutti insieme!

Ecco le tracce di Atum – atto III

  1. Sojourner
  2. That Which Animates the Spirit
  3. The Canary Trainer
  4. Pacer
  5. In Lieu of Failure
  6. Cenotaph
  7. Harmageddon
  8. Fireflies
  9. Intergalactic
  10. Spellbinding
  11. Of Wings

a cura di
Francesca Bandieri

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